REGGIO CALABRIA. E’ iniziata la demolizione coattiva di un’opera edilizia abusiva realizzata nell’hinterland di Reggio Calabria. Si tratta della prima di molte altre demolizioni che saranno effettuate nei prossimi mesi, dopo l’attività svolta dalla sezione di polizia giudiziaria del Corpo Forestale dello Stato, che ha monitorato i fascicoli di esecuzione pendenti dal 1996 sugli abusi commessi tra gli anni ’80 e ’90: ben 686 in 22 comuni. Capofila è il comune capoluogo, a Reggio Calabria si contano 328 abusi, pari al 47% del totale, seguito dal Comune di Bagnara Calabria, con 166. L’esecuzione delle demolizioni rientra tra le competenze della Procura della Repubblica in materia di esecuzione delle sentenze passate in giudicato per reati edilizi, per i quali è stata comminata la sanzione della demolizione degli immobili abusivi. Dal monitoraggio del Corpo forestale dello Stato emerge l’immobilismo mantenuto negli anni dalle Amministrazioni Comunali. I Comuni non hanno attuato tutte le procedure previste dalla legge, in primis l’acquisizione gratuita del bene abusiva e dell’area al patrimonio del comune, un atto dovuto successivo all’inottemperanza dell’ordinanza comunale di demolizione. Dietro una precisa sollecitazione della Procura, solo due acquisizioni sono avvenute, a Bagnara Calabra, ad opera della Commissione straordinaria prefettizia insediata quest’anno in quel comune. Dopo l’emissione dell’ordinanza di demolizione, i Comuni non hanno dato seguito a quanto loro stessi avevano ordinato. E’ stato accertato inoltre, che gli uffici tecnici sono deficitari anche nella trattazione delle pratiche relative ai condoni edilizi del 1985, 1994 e 2003, senza che i cittadini abbiano ancora avuto una risposta. Infatti alle richieste della Polizia Giudiziaria relative allo stato della pratica di condono, gli Uffici Tecnici rispondono ancora che la procedura è in fase di istruttoria. Le operazioni di demolizione saranno effettuate da una ditta edile iscritta nella white list della Prefettura di Reggio Calabria, quest’ultima avrà la supervisione delle operazioni, ed ha già delegato il Questore di Reggio Calabria per l’organizzazione del presidio dell’area di cantiere da parte delle Forze dell’Ordine. Nella scelta delle opere abusive da demolire è stato tenuto conto dei volumi da abbattere, della finalità dell’abuso realizzato, della pluralità dei vincoli violati, degli eventuali pericoli per l’incolumità pubblica nonchè della qualità soggettiva dei condannati. Ci sarebbe stato uno “scoraggiante immobilismo delle amministrazioni comunali” circa le opere abusive in provincia di Reggio Calabria. E’ quanto emerge da una nota del Procuratore di Reggio Calabria, Federico Cafiero de Raho, nella quale si illustra l’attività svolta per giungere alla demolizione delle opere abusive. “Grazie all’efficace collaborazione del Corpo Forestale dello Stato – si afferma nella nota – è stato possibile verificare la geolocalizzazione ed la successiva individuazione catastale dei manufatti abusivi colpiti dalle sentenze passate in giudicate, recuperando pertanto i primi atti di sequestro nei quali erano specificati i particolari dell’abuso. Gli investigatori hanno poi accertato presso gli uffici tecnici comunali l’esistenza di eventuali pratiche di sanatoria e procedendo in ultimo alla intimazione a demolire con la contestuale assegnazione di un termine di novanta giorni per provvedere”. “Dal lavoro svolto – si aggiunge – emerge il dato scoraggiante dell’immobilismo mantenuto negli anni dalle Amministrazioni comunali relativamente al fenomeno dell’abusivismo edilizio. È emerso che i Comuni non hanno attuato tutte le procedure previste dalla normativa vigente, ed in primo luogo l’acquisizione gratuita del bene abusivo e dell’area di sedime al patrimonio del comune, atto dovuto, successivo alla inottemperanza della ordinanza comunale di demolizione”. Dietro precisa sollecitazione della Procura della Repubblica di Reggio Calabria, sono avvenute soltanto due acquisizioni, nel territorio di Bagnara Calabra, ad opera della Commissione straordinaria prefettizia. “È stato accertato inoltre, che gli uffici tecnici – prosegue la nota – risultano deficitari anche nella trattazione delle pratiche relative ai condoni edilizi del 1985, 1994 e 2003. E il dato è ancora più sconvolgente se si considera che da 30 anni le domande di condono edilizio presentate dai cittadini giacciono presso gli archivi comunali senza una risposta, sia di accoglimento che negativa”.