CATANZARO. “La notizia secondo la quale la Calabria è ultima nella classifica dei livelli essenziali di assistenza sanitaria, sebbene non ancora ufficialmente confermata, non può passare sotto silenzio o rimanere nella sola cronaca giornalistica, magari soltanto per qualche giorno”. É quanto afferma, in una dichiarazione, la vice coordinatrice regionale di Forza Italia, Wanda Ferro. “Il rischio – prosegue – o meglio la certezza, che anche tale ennesimo drammatico ‘primato’ della Calabria percorra le coscienze di ciascuno di noi in modo troppo fugace, ci impone di ‘rimanere sulla notizia’ senza soluzione di continuità e senza alibi, evitando la tentazione che ogni parte politica addebiti all’altra le responsabilità di tale allarmante condizione: i calabresi non possono contare neanche su minimi livelli di assistenza sanitaria. Non mi interessa, in questa sede, indagare sugli errori di ciascuno o sugli effetti disastrosi riferibili al prolungato periodo di commissariamento della sanità calabrese”. “Mi preme, invece – sostiene ancora la vice coordinatrice di Forza Italia Calabria – soffermarmi sui vincoli stringenti imposti dalle regole del Commissariamento: risparmio, riduzione della spesa, parsimonia nella erogazione dei servizi sanitari assistenziali, oculatezza nella gestione economica delle ‘aziende’ sanitarie. Nessuno pensa che non si debbano eliminare gli sprechi, ma il taglio indiscriminato delle risorse finanziare, nel settore della sanità, conduce inevitabilmente ad una privazione del diritto alla salute dei cittadini. Non ricordo come e quando fu deciso che la sanità dovesse essere organizzata in aziende, ma solo il termine utilizzato la dice lunga sulla tutela del diritto alla salute garantito dalla Costituzione, quando i nostri padri costituenti pensarono e scrissero l’art.32 “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”. L’istituzione delle aziende sanitarie ed ospedaliere, che doveva riferirsi ad un modello di gestione imprenditoriale nel senso più virtuoso, cioè quello dell’efficienza e della eliminazione degli sprechi, è stato interpretato nel senso più deteriore, cioè limitato al rispetto di conti economici e di budget, senza alcuna reale attenzione alla qualità dell’assistenza fornita ai cittadini bisognosi di cure”. “E’ evidente che le aziende sanitarie, così strutturate e malgestite dalla politica locale – sostiene ancora Ferro – non sono in condizioni di raggiungere le finalità per le quali sono state istituite. Lo Stato, dunque, la cui unica preoccupazione è oggi esclusivamente quella di tagliare risorse, si assuma la responsabilità e il dovere di tutelare la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, impegnandosi direttamente nella gestione, anche attraverso una modifica al titolo V della Costituzione, e sottraendola a quella mala-politica che si è dimostrata inefficiente e spesso clientelare”.