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L’opinione di Carlo Rippa/ E la chiamano…emergenza!

L’opinione di Carlo Rippa/ E  la chiamano…emergenza!

Sono stati sufficienti poco più di due giorni di abbondante pioggia per devastare gran parte del territorio della Calabria e, in particolare, della Locride. “E’ accaduto un vero e proprio disastro” ha dichiarato il presidente della Regione Calabria Mario Oliverio, subito dopo avere effettuato un sopralluogo nelle zone più colpite dal maltempo. E’ stato subito chiesto al Governo la dichiarazione dello “stato di emergenza”, in attesa del prossimo “disastro” generato dal gravissimo dissesto idrogeologico in cui versa l’intero territorio, abbandonato a se stesso da tempo immemorabile. Mi chiedo: è sufficiente invocare provvedimenti speciali e urgenti in presenza di situazioni certamente di eccezionale pericolosità e tuttavia facilmente prevedibili, senza denunciare nel contempo, alle autorità competenti tutte le persone che con la loro ignoranza, con la loro inettitudine, con la loro avidità di ricchezza e di potere quel “disastro” hanno provocato? Come ignorare che il mancato rispetto delle leggi di natura produce inevitabilmente conseguenze disastrose quanto più basilare è la legge non rispettata? Agitare reiteratamente lo spettro della “emergenza” al verificarsi di continui disastri ambientali, non comporta il rischio della mistificazione della realtà, confondendo la causa dell’evento con l’effetto prodotto? Com’è possibile evitare o almeno limitare l’insofferenza e la delegittimazione verso i politici e i partiti, i quali pretendono di amministrare la “cosa pubblica” senza avere la benché minima idea  del “bene comune”, mentre cresce lo sdegno morale per gli scandali e la corruzione che coinvolgono i governanti e aumentano la rabbia e la protesta per le promesse non mantenute e le ingiustizie  sofferte? Corruzione, clientelismo, rapporti con le mafie e le massonerie, rifiuto di sottostare ai controlli di legalità, sono diventati da tempo le caratteristiche fondamentali del ceto politico italiano, che ha generato inevitabilmente il fenomeno dell’antipolitica la quale, così come si è manifestato ripetutamente nella storia italiana, resta unico e peculiare nel nostro Paese. Oggi, in particolare, è diventato un sentimento di astio profondo verso l’intera classe politica, di governo e di opposizione, che esplode ciclicamente non solo al manifestarsi di crisi profonde del sistema politico-istituzionale, ma anche al verificarsi di situazioni e di eventi assolutamente gravi come la disoccupazione e la povertà crescenti, l’intollerabile disuguaglianza fra ricchi e poveri e, appunto, i continui dissesti idrogeologici del territorio sempre più devastato. Ieri Rossano, oggi la Locride. E la storia continua. Ma fino a quando? La risposta a quest’ultima domanda è contenuta nelle considerazioni che seguono. Ho scritto più volte, anche su questo stesso giornale, che l’uomo è, per sua natura, un concentrato di egoismo, cioè di amore verso se stesso. La rappresentazione di questo amore di sé è la figura mitica di Narciso, il bellissimo giovane che specchiandosi nell’acqua di uno stagno si innamora di sé. Dunque, la vita dell’uomo è un incessante susseguirsi di azioni e manifestazioni di egoismo. Tuttavia, a volte, possono manifestarsi nell’uomo sensazioni improvvise e sconvolgimenti di amore verso gli altri. Ma sono momenti passeggeri che non durano molto a lungo, perché l’ “io” e il suo narciso non tardano a ricomparire. Sull’argomento Umberto Eco, semiologo, filosofo e scrittore di fama internazionale,  ha scritto un pregevole articolo sul settimanale l’Espresso del 24 settembre 2015: “La nuova religione”. Di che cosa si tratta? Il prestigioso autore, prendendo  spunto dai recenti flussi migratori che hanno interessato diversi paesi dell’Europa e, in modo clamoroso, la Germania; dopo avere ricordato la foto del bambino siriano morto sulla spiaggia di Bodrum, ha scritto testualmente: ”una foto da sola non giustifica, come dire, una subitanea conversione globale ma, sovente, si arriva a un momento critico quando una certa tensione e una certa inquietudine si sono accumulate, e di colpo anche una sola immagine provoca una trasformazione delle coscienze. E’ accaduto altre volte nella storia, e si vede che questa volta qualcosa covava sotto davvero. Ed ecco che di colpo si è avuta l’epifania di una nuova religiosità. In crisi le religioni storiche, sovente in conflitto fra loro, non ci eravamo accorti che la nuova religiosità stava covando sotto la cenere, eppure se ne erano avute le prime manifestazioni dopo l’alluvione di Firenze del 1966 (…), ne abbiamo visto le tracce nei volontari che andavano in Africa, nei Medici senza Frontiere, persino nelle centinaia e centinaia di studenti che si dedicano gratis ai festival culturali. (…) A questa nuova religione della solidarietà stanno unendosi (rischiando) molti ungheresi, ed essa attraversa le divisioni tra cattolici, ortodossi e protestanti, forse anche tra cristiani e musulmani. (…)  E’ un fenomeno destinato a durare? Non so, ma certo (astuzia della Ragione) è stato alimentato dalla bestialità degli altri “. Ho voluto riportare alcuni frammenti della straordinaria intuizione di Umberto Eco, nella speranza che non siano pochi coloro che vorranno approfondirla. Peraltro, coi tempi che corrono, si allontanerebbe il rischio di andare in paranoia.

    Carlo Rippa

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