CATANZARO. In un’interrogazione parlamentare al Ministro dell’Ambiente, il eputato del M5S Paolo Parentela, primo firmatario, e le deputate Dalila Nesci e Federica Dieni chiedono “Quali siano i progressi compiuti nelle operazioni di bonifica dei siti calabresi non conformi a quanto stabilito dalla sentenza della Corte di giustizia dell’Unione europea aggiornati al 15 ottobre 2015 e se i progressi compiuti nelle operazioni di bonifica avvengano in modo tale da garantire l’auspicato superamento delle procedure di contenzioso e pre-contenzioso comunitario. Dall’indagine conoscitiva del territorio calabrese effettuata nel 1999 – aggiungono iparlamentari – emerge una situazione allarmante, soprattutto se consideriamo che nel frattempo le discariche abusive scoperte sono aumentate e molti siti contaminati nemmeno risultano nell’elenco della Regione. Questa situazione – secondo i grillini – fotografa un territorio fortemente deturpato, sia per quanto concerne l’inquinamento del suolo e delle acque che per quanto riguarda il mero degrado paesaggistico, che costa al nostro Paese una procedura d’infrazione da parte dell’UE che si ritorce ancora una volta sulle tasche dei cittadini, oltre che sulla loro salute”. Parentela, al riguardo, rende noto di avere scritto al dipartimento ambiente della Regione Calabria “chiedendo un report sugli interventi già realizzati e la rendicontazione delle spese sostenute, ma non ho ricevuto risposta esaustiva. Il dipartimento ambiente e territorio sostiene che le attività afferenti la bonifica di un sito contaminato rientrano in un procedimento articolato, il cui iter istruttorio difficilmente avrebbe potuto concludersi entro la data di chiusura del programma operativo regionale FESR 2007-2013. In sostanza – prosegue – non si ha traccia dei 45 milioni di euro destinati alle bonifiche e proclamati in pompa magna da Scopelliti e Pugliano nel 2012 e lo stesso vale per i 50 milioni di euro del 2006. Ancora una volta la Regione – dice – si rivela immobile e incapace di affrontare la questione, visto che non ha provveduto alla costituzione di una cabina di regia regionale a supporto dei comuni e non è stata in grado di seguire tutte le fasi di gara e realizzazione degli interventi di bonifica oltre a non aver ancora approvato un nuovo piano regionale dei rifiuti. A questo punto il Governo valuti il lavoro degli organi preposti ed eventualmente intervenga esercitando poteri sostitutivi. Bisogna – conclude – applicare il diritto di rivalsa chiedendo il giusto risarcimento ai responsabili del danno erariale: il Presidente del Consiglio e il Ministro dell’Ambiente in carica all’epoca dei fatti, oltre che ai sindaci ed ai presidenti della Regione che hanno amministrato tra il 2007 ed il 2014 i territori dove sono ubicate le discariche, che nulla hanno fatto per evitare la sentenza della Corte di Giustizia”.
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