LOCRI. L’Europa, il Mediterraneo, il porto di Gioia Tauro e il connesso scenario del Mezzogiorno sono stati gli argomenti posti al centro della lectio magistralis tenuta dal professor Romano Prodi, nel cinema “Vittoria” di Locri. Una conferenza, quella del Presidente della Commissione europea e Presidente del Consiglio dei ministri, preceduta dalla visita nel cimitero della città alla tomba di Francesco Fortugno, il vicepresidente del Consiglio regionale assassinato dalla ‘ndrangheta il 16 ottobre del 2005, per un momento di preghiera alla presenza del vescovo di Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva. L’incontro è stato moderato dal giornalista Paolo Pollichieni, ha ricordato l’impegno del Professore nella sua veste di capo del Governo, per il rilancio di Gioia Tauro. Prodi ha parlato dell’incidenza della crisi economica che “al Sud è nettamente più forte che nel resto d’Italia. La politica regionale ha messo a disposizione parecchi fondi che, tuttavia, sono stati in larga parte inutilizzati. O si stabilisce una strategia comune tra l’Italia e il Sud o lo sviluppo del Mezzogiorno tarderà ancora a lungo”. Fondamentale, secondo il Professore, è il recupero della “capacità di mediazione in politica estera a livello europeo. Lo dimostra il caso della Siria e lo stesso scenario libico. Da ciò derivano anche i problemi dell’immigrazione che prima venivano concertati con i vari interlocutori in modo più incisivo”. Prodi si è detto, inoltre, possibilista sulle prospettive di rilancio del porto di Gioia Tauro. “C’è ancora spazio per questo importante scalo, ma bisogna saperlo conquistare. I problemi non sono solo di carattere tecnico o infrastrutturale. Esiste, purtroppo, un controllo sociale sviluppatosi intorno al porto che ha allontanato gli investitori esteri. Ricordo i colloqui con i giapponesi che andarono via atterriti proprio per questo fattore. Più in generale – ha poi concluso Prodi – è necessario che il Mediterraneo torni al centro dell’agenda politica europea e che l’Europa, a sua volta, ritrovi al più presto una politica estera unitaria”.