REGGIO CALABRIA/ Si chiamava Alfio Stancampiano il giovane catanese di trent’anni ucciso a coltellate ieri mattina e abbandonato dai suoi presunti complici nell’area di parcheggio dell’Ospedale ‘Morelli’ di Reggio Calabria. Il presunto rapinatore sarebbe stato assassinato da un uomo di 48 anni, residente a Rosario Valanidi, contrada pre-aspromontana, che lo aveva sorpreso nella sua abitazione mentre tentava di rubare.
Nella colluttazione, il fermato ha inoltre ferito seriamente con il coltello un secondo presunto rapinatore, che è riuscito a scampare alla morte dopo essere riuscito a scappare con gli altri due complici portandosi dietro il cadavere di Stancampiano. Dopo avere frettolosamente abbandonato il cadavere di Alfio Stancampiano al ‘Morelli’, il terzetto in fuga ha raggiunto Villa San Giovanni con una Fiat Punto, raggiungendo poi Messina con le navi traghetto di una compagnia privata. Giunto in Sicilia, però, il gruppetto di malviventi è stato costretto ad abbandonare nella città peloritana il complice ferito per un’emorragia in corso, il quale è stato soccorso e ricoverato in gravi condizioni al Policlinico universitario ‘Gaetano Martino’.
Secondo le prime ricostruzioni del tragico evento, coordinate dal Procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri e dal sostituto Nunzio De Salvo, i due presunti rapinatori si sarebbero introdotti nell’abitazione dell’indagato per tentare un furto, ma sono stati sorpresi e accoltellati.
Gli inquirenti, al di là di quanto finora emerso, stanno lavorando a largo spettro, soprattutto per scoprire perché i quattro presunti rapinatori, originari di Catania, abbiano scelto Rosario Valanidi – una frazione pre-aspromontana lontana dal centro cittadino – per effettuare la rapina nell’abitazione dell’indagato. Forse su indicazione di qualche complice di quella zona? Intanto la Procura della Repubblica ha sottoposto a fermo di polizia l’accoltellatore con le ipotesi di reato di omicidio e tentato omicidio, affidando al Reparto investigazioni dell’Arma l’analisi dell’arma usata per uccidere ed altri reperti sequestrati all’indagato e repertati sulla scena del delitto.