“A Tropea si è registrato il sostegno elettorale della cosca di ‘ndrangheta storicamente egemone sul territorio” – ovvero il clan La Rosa – “al sindaco ed alla sua lista in occasione del turno elettorale del 21 ottobre 2018. Il sindaco, il vicesindaco e un assessore hanno stretti legami parentali e assidue frequentazioni con esponenti della locale criminalità organizzata, interessati anche da reati associativi, e tale stato di cose ha condizionato l’attività amministrativa in favore di ambienti controindicati”. E’ quanto scrive il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, nella relazione che ha portato il 24 aprile scorso al commissariamento per infiltrazioni mafiose del Comune di Tropea, noto centro turistico della Calabria. Il titolare del Viminale ricorda poi che il custode del cimitero di Tropea è stato arrestato per “estumulazioni non autorizzate al fine di riutilizzare alcuni loculi e destinarli ai defunti riconducibili a soggetti appartenenti alla locale cosca, nonché agli stessi amministratori comunali e, in particolare, al sindaco”.
La relazione del ministro Piantedosi ricorda poi “l’emblematico fatto che nel settembre 2020 il suddetto dipendente Trecate, nonostante risultasse destinatario di una richiesta di rinvio a giudizio per truffa ai danni del Comune, abbia addirittura ricevuto dal sindaco una benemerenza per “abnegazione al lavoro”. Sindaco di Tropea – ora sospeso – era l’avvocato Giovanni Macrì, espressione di Forza Italia.
Nella relazione ci sono anche cene e compleanni tra la moglie del boss di Tropea e strettissimi congiunti degli amministratori. Il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, cita al riguardo un’inchiesta giornalistica della testata giornalistica Il Vibonese.it. Per il ministro tali “immagini pubblicate documentano dettagliatamente la vicinanza e la convivialità di tali rapporti e gli stretti legami tra la moglie del maggiorente della cosca, la madre di un assessore e la moglie del sindaco, nonché la moglie di un appartenente alla cosca, pure lui a giudizio per associazione mafiosa”. Il ministro ricorda poi che sia il procuratore di Vibo, sia il procuratore aggiunto della Dda di Catanzaro hanno sottolineato che “per il Comune di Tropea sussiste la consapevolezza dei rapporti fra ambienti amministrativi locali e la criminalità organizzata del territorio, con l’assenza di legalità all’interno dell’ente locale da cui conseguono irregolarità gestionali e un preoccupante livello di compromissione dell’amministrazione comunale rimasta inerte anche dinanzi agli abusi edilizi del boss su un immobile di edilizia pubblica illecitamente occupato”. Si fa riferimento poi a “110 affidamenti diretti in favore della stessa ditta e 61 affidamenti in favore di altra impresa senza che siano state disposte gare d’appalto”.