VIBO VALENTIA. La Dda di Catanzaro ha presentato appello dinanzi al Tribunale del Riesame avverso l’ordinanza con la quale il gip distrettuale, Abigail Mellace, nell’ambito dell’inchiesta “Purgatorio 3” scattata il 20 luglio scorso, ha rigettato le richieste della Procura distrettuale in ordine alle misure cautelari avanzate nei confronti di una presunta associazione per delinquere dedita al traffico di reperti archeologici con al vertice il boss di Limbadi Pantaleone Mancuso, 68 anni, detto “Vetrinetta”. Oltre al reato di associazione per delinquere semplice, la Dda aveva chiesto delle misure cautelari per l’ipotesi di reato di concorso esterno in associazione mafiosa, oltre all’aggravante delle modalita’ mafiose nella commissione di altri reati legati al traffico di reperti archeologici che sarebbero stati trafugati, attraverso scavi clandestini, dall’antico tempio della ninfa Scrimbia a Vibo Valentia. L’appello proposto dalla Dda interessa: Giuseppe Tavella, 54 anni, di Vibo Valentia; i presunti finanziatori dell’associazione, Francesco Staropoli, 56 anni, di Nicotera (Vv), commerciante di auto a Vibo Valentia, e Gaetano Scalamogna, 55 anni, avvocato di Vibo; Pietro Proto, 53 anni, di Vibo Valentia ma residente a Ricadi (Vv); Giuseppe Bragho’, 68 anni, di Vibo Valentia, archeologo, indicato come “anello di congiunzione per la vendita e l’esportazione dei reperti illecitamente trafugati”.
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