CATANZARO/ Iniziava dal vertice il “marcio” che per alcuni anni, secondo quanto emege da un’inchiesta della Procura della Repubblica, si era infiltrato nel carcere di Catanzaro. Una struttura che ospita oltre seicento detenuti, il più alto tra le carceri della Calabria, tra cui molti affiliati alla ‘ndrangheta. Ci sono anche l’ex direttrice del carcere, Angela Paravati, di 59 anni, e l’ex comandante della polizia penitenziaria, Simona Poli, di 46, tra le 26 persone arrestate nell’ambito dell’operazione “Open gates” eseguita dai carabinieri e dalla stessa polizia penitenziaria. Gli indagati nell’inchiesta sono, complessivamente, 76. Tra i 14 dipendenti della polizia penitenziaria coinvolti nell’indagine, tre sono finiti in carcere. Si tratta, oltre a Simona Poli, di Maurizio Corasaniti, di 54 anni, e Domenico Sacco, di 58. Il Gip distrettuale di Catanzaro, Gabriella Pede, oltre alle 26 ordinanze di custodia cautelare, 16 in carcere e dieci ai domiciliari, ha emesso anche cinque obblighi di presentazione alla polizia giudiziaria e sette sospensioni dall’esercizio delle funzioni. Un “quadro inquietante”, come lo ha definito, in conferenza stampa, il Procuratore della Repubblica facente funzioni, Vincenzo Capomolla. La posizione più grave é quella di Angela Paravati, che aveva lasciato la direzione del carcere nel settembre del 2022 dopo 12 anni. Le vengono contestati, infatti, vari reati, che vanno dal concorso esterno in associazione per delinquere e dal falso alla falsità ideologica e alla corruzione. L’inchiesta ha portato alla scoperta che nel carcere si erano costituiti, senza che né l’ex direttrice e né la polizia penitenziaria intervenissero, anzi con la loro complicità, due gruppi criminali, uno dedito al traffico di stupefacenti e l’altro allo smercio di sim card e telefoni cellulari.