Carpino: “Sostenere le ragioni della protesta degli agricoltori è un dovere civile”
Riceviamo e pubblichiamo nota stampa del consigliere comunale di Catanzaro Alberto Carpino, agronomo:
“Dilaga in tutta Europa la protesta degli agricoltori che pacificamente manifestano contro la Politica agricola europea. Partita in Germania e Francia ora ha raggiunto anche la Romania, il Belgio, la Polonia, l’Italia.
E’ un’onda incontenibile di agricoltori che. con i loro trattori. hanno invaso le strade del vecchio continente. Anche in Calabria un movimento spontaneo, indipendente dalle principali Organizzazioni professionali agricole ha deciso che la misura è ormai colma. Si protesta per il rincaro esagerato dei costi di produzione come il gasolio e i fertilizzanti e l’introduzione di misure introdotte dalla Commissione Europea come il riposo obbligatorio dei terreni, che tradotto in soldoni significa non produrre per avere in cambio indennizzi irrisori e, ancor più grave, vedere introdurre in Italia prodotti agricoli di paese terzi , probabilmente prodotti senza regole fitosanitarie e relativi controllo.
Una politica agricola che impone di produrre a prezzi europei e vendere a prezzi mondiali. E’ risaputo che ormai da decenni il prezzo dei prodotti agricoli non si forma sul mercato locale ma sul mercato mondiale, così le nostre produzioni di pregio mediterranee si trovano a competere con quelle di paese dove la deregulation regna sovrana, dove la manodopera costa un decimo di quella italiana e dove mancano totalmente i controlli sui residui dei prodotti fitosanitari. Uno scenario così competitivo vede i nostri agricoltori soccombenti con il risultato che per poter vendere i propri prodotti bisogna abbassare il prezzo fino addirittura rimetterci. Gli ammortizzatori sociali che costituiscono oggi il 50% del reddito lordo degli agricoltori nei prossimi anni saranno via via eliminati lasciando il mondo agricolo italiano in balia di un mercato che non fa prigionieri.
Non è più possibile acquistare il seme di grano a 80€/q, vendere la granella a 20 €/q e sapere che il pane prodotto con le nostre farine viene venduto a 5-600 €/q. Un paradosso che rischia di spazzare via dal mercato migliaia di piccoli produttori. Da sempre anello debole della filiera agroalimentare i nostri agricoltori non hanno potere contrattuale e finiscono per soccombere di fronte allo strapotere delle multinazionali e della GDO. Sono loro che si assumono i rischi di impresa (siccità, grandinate, alluvioni, fitopatie) mentre i commercianti non rischiano nulla. E la forbice tra il prezzo alla produzione e quello al dettaglio si amplia sempre di più- Ma è mai possibile che un kg di arance debba essere pagato al produttore solo 20 cent. mentre sul banco del supermercato quelle stesse arance non si comprano per meno di 1-1,5€/kg. E’ un esempio sufficientemente chiaro per comprendere la debolezza di un sistema perverso?
Le manifestazioni degli agricoltori che in questi giorni presidiano le principali arterie della regione rappresentano un problema solo apparentemente lontano dai nostri pensieri che meriterebbe, invece, una presa di coscienza di tutta la popolazione. Bisognerebbe evitare di girarsi dall’altra parte e partecipare attivamente alle proteste degli agricoltori. Una sconfitta si rifletterebbe direttamente sulle nostre vite. Il settore agricolo è un settore strategico per tutti i Paese del mondo. E’ grazie ai nostri agricoltori, ai loro sforzi, alla loro passione, se le nostre tavole si possono imbandire con i prodotti che la biodiversità italiana, e calabrese in particolare, ci consente di avere.
Mantenere un adeguato livello di reddito evita lo spopolamento delle campagne e delle nostre colline e montagne mantenendo una presenza umana che tutela l’ambiente ed evita fenomeni idrogeologici pericolosi esiziali per certi versi per una regione fragile come la nostra. Sarebbe un grave problema anche di ordine pubblico se gli agricoltori disperati si trovassero a dover abbandonare le loro terre per cercare lavoro in altri settori economici. Una situazione congiunturale difficoltosa sia nel settore industriale che nei servizi che non consentirebbe l’assorbimento di altra manodopera. Potrebbe sembrare uno scenario apocalittico ma è uno scenario che potrebbe realmente verificarsi con effetti catastrofici per tutta l’economia.
La paventata eliminazione dei contributi europei, la progressiva introduzione delle accise sui carburanti agricoli, al momento ridotta, e l’obbligo del rinnovo di un parco macchine imponente per la sostituzione con mezzi agricoli più ecosostenibili allo stato attuale è un’ipotesi non praticabile atteso che il settore agricolo in questo preciso momento storico non dispone delle risorse economiche per far fronte all’acquisto di macchine più moderne.
Le politiche agricole e gli accordi sul commercio mondiale hanno paradossalmente indebolito il settore. Cinquant’anni fa i contadini calabresi coltivando un fazzoletto di terra potevano mandare i figli all’Università e mantenere famiglie numerose. Oggi con una maglia poderale molto lontana dalle medie europee, che non consente di realizzare economie di scala, è un miracolo se si riesce a produrre senza perdite.
Il numero di persone impegnate nelle aziende calabresi è pari a 358.815 unità per 15.705.451 di giornate. La maggior parte delle giornate di lavoro vengono prestate dal conduttore (45% del totale) e dai salariati (32%). Un numero enorme che si assottiglierà sempre di più e costringerà ancora tanti giovani ad emigrare, rinfoltendo le fila dei tantissimi nostri figli che si sono stabilmente trasferiti al Nord in cerca di lavoro.
Per questi e molti altri motivi, che ora più che mai, e non domani, sia necessario sostenere le proteste dei nostri agricoltori. La partita che si sta giocando contro le norme europee del Green deal riguarda le nostre vite, non solo quelle degli agricoltori. La gente sta dimostrando solidarietà nei confronti dei dimostranti ma il movimento spontaneo ha bisogno di un sostegno concreto, reale, convinto, non solo di facciata.
Sosteniamo la protesta, sosteniamo le nostre produzioni di prossimità, orientiamo i nostri consumi verso le piccole produzioni, aiutiamo i nostri produttori a guardare al futuro con rinnovata fiducia”.