Dal 2012 a oggi in Italia sono stati più di 3mila i feriti gravi e 6 i morti a causa dei botti di Capodanno: a tracciare il bilancio è la Società Italiana di Medicina Ambientale, che lancia un appello ai sindaci di tutta Italia perché, “in vista della notte di Capodanno, varino ordinanze anti-botti che, oltre a salvare vite umane e tutelare gli animali, eviterebbero effetti devastanti sulla qualità dell’aria con benefici per la salute pubblica”, osserva in una nota il presidente della Sima, Alessandro Miani. Citando i dati del Dipartimento della Pubblica sicurezza, la Sima osserva che “tra il 2012 e il 2023 si sono registrati in Italia 6 morti e 3.220 feriti gravi a causa di petardi e fuochi d’artificio utilizzati nella notte di Capodanno”. Pesante anche il bilancio sulle vite degli animali, fra domestici e selvatici, con un totale di circa 5mila vittime. Oltre a essere pericolosi per la salute, i botti di Capodanno sono dannosi per l’ambiente: “durante tutto l’anno i fuochi d’artificio sono responsabili di circa il 6% di PM10 presente nelle città , ma nella sola notte di Capodanno – rileva la Sima – le polveri sottili registrano un incremento abnorme, raggiungendo valori medi su 24 ore quasi tripli rispetto al normale limite giornaliero, fissato a 50 microgrammi per metro cubo ed un livello pari a 1.000 microgrammi per metro cubo nella prima ora dopo la mezzanotte (con un aumento del +1900% rispetto ai valori massimi di legge)”. Oltre alle polveri sottili, osserva Miani, i botti “rilasciano in atmosfera parecchie diossine, ovvero sostanze potenzialmente cancerogene”. I botti, infine, generano una grande quantità di rifiuti. Secondo le stime della Sima restano nelle strade “circa 60mila involucri, pari a circa 3-6 tonnellate, di botti e fuochi esplosi la notte di Capodanno”, rifiuti ” difficili da differenziare perché composti per il 70% da cartone, plastica, legno o argilla e il restante 30% da polvere pirotecnica, in massima parte nitrato di potassio, zolfo e carbone, con aggiunta di metalli pesanti, magnesio e rame”.