“Nel corso dei corposi interrogatori resi al giudice dai dottori Pierpaolo Correale e Rocco Rocco Giannicola, entrambi hanno fornito tutti gli elementi documentali per dimostrare la assoluta correttezza del loro operato medico e soprattutto il fatto che l’utilizzo di quel protocollo terapeutico fosse corretto e frutto di numerosi studi scientifici che ne acclaravano la bontà terapeutica, che però il giudice ha ritenuto di non condividere”. È quanto scrivono, in una nota, gli avvocati Rosario Infantino e Francesco Albanese, difensori dell’ex primario del reparto di Oncologia del Gom di Reggio Calabria Pierpaolo Correale e il suo vice Rocco Giannicola interdetti dall’attività nei giorni dal gip Karin Catalano su richiesta della Procura di Reggio. Entrambi i medici sono accusati di somministrazione di farmaci imperfetti, falsità materiale e ideologica, abuso d’ufficio e truffa. Secondo i legali, il reparto di Oncologia non era “una sorta di lager in cui i pazienti oncologici venivano utilizzati per delle sperimentazioni terapeutiche fraudolente che avrebbero comportato delle conseguenze dannose nei confronti degli stessi”. “Appare indispensabile chiarire – si legge nella nota – che: tali ‘fraudolente’ terapie sarebbero state somministrate soltanto nell’arco temporale tra il marzo 2017 e il maggio 2018; a fronte di un numero di pazienti pari a circa 900 trattati in reparto, i casi di presunta somministrazione di ‘farmaci imperfetti’ sono soltanto 13; il riferimento a ‘farmaci imperfetti’ non equivale a farmaco guasto ovvero scaduto. Piuttosto, l’ipotesi dell’accusa è che per quei 13 pazienti su 900 il protocollo terapeutico sia stato somministrato per ‘indicazioni terapeutiche non previste ovvero con posologia diversa dall’autorizzazione alla immissione in commercio degli stessi. Ovviamente -scrivono Infantino e Albanese- la difesa provvederà a proporre appello al Tribunale della Libertà al fine di dimostrare la fondatezza della tesi difensiva. Nel corso degli interrogatori, nonché attraverso una corposa memoria difensiva, Correale e Giannicola hanno dimostrato -concludono i due legali- che per effetto della somministrazione di quella terapia quei pazienti hanno conseguito un sicuro beneficio clinico in termini di sopravvivenza”.