E’ arrivata mercoledì sera la sentenza della Corte di Cassazione sul sindaco sospeso di Reggio Calabria Giuseppe Falcomatà, principale imputato del processo “Miramare” e condannato in Appello a un anno di reclusione, con pena sospesa, per abuso d’ufficio. L’udienza si era conclusa con il sostituto procuratore generale presso la Suprema Corte, Roberto Aniello, che aveva chiesto l’annullamento della condanna perché il reato è prescritto. Motivo, questo, per il quale il pg non ha potuto chiedere il rinvio del processo a una nuova Corte d’Appello. La corte è andata oltre valutando che l’abuso d’ufficio non era stato in effetti mai consumato ma, al limite, solo tentato vista la desistenza volontaria di Falcomatà e della sua Giunta. Sono stati assolti anche l’imprenditore Zagarella, il segretario comunale in carica all’epoca, Giovanna Antonia Acquaviva, l’ex dirigente Maria Luisa Spanò, e 7 ex assessori della Giunta Falcomatà: Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti. Con la sentenza della Cassazione viene meno la sospensione imposta a Falcomatà dalla legge Severino per cui il politico può tornare a fare il sindaco del Comune di Reggio Calabria e della Città metropolitana. Il processo “Miramare” era nato da un’inchiesta sulle irregolarità nelle procedure di affidamento ad un’associazione, che sarebbero avvenute senza bando, del Grand Hotel Miramare. Al centro delle indagini, infatti c’erano i presunti rapporti tra Falcomatà e Zagarella che, in occasione delle elezioni comunali del 2014, aveva concesso gratuitamente al sindaco di Reggio Calabria alcuni locali di sua proprietà per ospitare la segreteria politica. Per tutti gli imputati, adesso, la sentenza della Cassazione chiude la partita.