Ordinanza cautelare per 52 persone, di cui 38 in carcere, sei ai domiciliari e 8 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: è il risultato di un’operazione contro la Ndrangheta eseguita dai carabinieri di Catanzaro e coordinata dalla Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri. L’operazione Karpanthos ha impegnato 400 militari: i reati indagati vanno dal traffico di stupefacenti, estorsione, rapina a mano armata, ricettazione, riciclaggio e intestazione fittizia di beni, anche aggravati dalle modalità e finalità mafiose. I dettagli dell’operazione sono stati resi noti nel corso di una conferenza stampa nella sede della Dda di Catanzaro. Affari, faide e alleanze. L’inchiesta “Karpanthos” della Dda di Catanzaro ricostruisce la mappa della ‘ndrangheta nel territorio a cavallo tra la provincia di Catanzaro, area Presila, e la provincia di Crotone. Al centro delle dinamiche criminali di un territorio di confine per gli investigatori ci sono la cosca Carpino di Petronà, prima alleata e poi in guerra con l’altra consorteria attiva in quel Comune, quella dei Bubbo, e i suoi rapporti con le potenti cosche del Crotonese. Nell’ordinanza del Gip si evidenzia che “l’Ufficio di Procura, nell’avanzare richiesta di misura cautelare, ha premesso che, nel Comune di Petronà, operano da tempo le cosche Carpino e Bubbo, le quali, legate, rispettivamente, ai Pane di Belcastro e ai Coro Trovato di Marcedusa, hanno esteso i loro interessi anche nelle province di Genova e Lecco. Le due consorterie, attigue ed autonome tra loro, negli anni e in varie fasi, hanno alternato periodi di reciproca sussistenza, collaborazione e mutuo soccorso, a fasi di forte attrito e tensioni manifestatesi con l’esecuzione di diversi omicidi, perpetrati anche per dare seguito alle direttive provenienti dai sodali delle cosche degli Arena di Isola di Capo Rizzuto e dei Ferrazzo di Mesoraca, dalle quali entrambe le menzionate consorterie dipendono”. Gli inquirenti quindi ricordano “la faida dipanatasi in più anni tra le famiglie Carpino e Bubbo e risoltasi poi, nell’anno 2006, grazie all’intervento degli esponenti della cosca Arena” e le pregresse indagini che “dimostrano l’attuale esistenza della cosca Carpino, operante sui territori di Petronà, Cerva, zone limitrofe e con ramificazioni in Liguria, Lombardia, e l’esistenza di un gruppo criminale di Cerva, detto dei ‘Cervesi’, con ramificazioni in Piemonte e Lombardia, che costituisce una sub-articolazione territoriale della cosca Carpino, da essa strettamente dipendente”. Gli investigatori quindi sostengono che “la cosca Carpino e il connesso gruppo dei ‘Cervesi’, storicamente legati alla cosca Arena di Isola Capo Rizzuto, rientrino ora sotto l’influenza decisiva del locale di Mesoraca, di cui è capo Ferrazzo Mario Donato, alias ‘Topolino’. A fornire elementi utili alle indagini anche -si legge nell’ordinanza del Gip- “le convergenti dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia, provenienti da contesti criminali eterogenei, che hanno fornito fondamentali apporti nella ricostruzione delle vicende criminali. Si tratta in particolare delle dichiarazioni di Ferrazzo Felice, Scalese Luigi, Scarpino Carmine, Esposito Danny, Mirarchi Santo, Pulice Gennaro, Monti Danilo, Liperoti Giuseppe. Tutti i collaboratori -si legge infine nell’ordinanza del Gip- conclamano l’esistenza di due gruppi criminali su Petronà, facenti capo ai Carpino e ai Bubbo, con dichiarazioni che si riscontrano tra loro”.
“Karpanthos”, tra gli arrestati anche il sindaco di Cerva
C’è anche il sindaco di Cerva, Fabrizio Rizzuti, tra le persone coinvolte nell’operazione contro la ‘ndrangheta portata a termine dai carabinieri. Il sindaco del piccolo centro della Presila Catanzarese è accusato di scambio elettorale politico mafioso ed è stato posto agli arresti domiciliari. Dalle indagini è emerso “lo scambio elettorale politico–mafioso e l’influenza del gruppo criminale di Cerva sulla locale amministrazione comunale in occasione delle elezioni del 2017, mediante il procacciamento di voti per alcuni degli indagati, all’epoca candidati ed eletti in quella tornata, poi riconfermati nelle consultazioni del 2022, in cambio della promessa di denaro e di una percentuale sugli appalti pubblici”. Nei confronti del primo cittadino è stata evidenziata una “indole spregiudicata” nell’affrontare la campagna elettorale. Oltre al sindaco di Cerva sono coinvolti nell’operazione anche altri due amministratori del piccolo centro del Catanzarese. Si tratta dell’assessore Raffaele Scalzi, anch’egli accusato di voto di scambio politico mafioso e per questo posto ai domiciliari, e del consigliere comunale di maggioranza Raffaele Borelli, agli arresti domiciliari per lo stesso capo di accusa.
Gratteri: “L’inchiesta nasce dalle indagini per l’omicidio Rosso”
“Questa indagine nasce da un filo di Arianna che parte dal 2015 dall’omicidio del macellaio di Simeri Crichi, Francesco Rosso”. Lo ha rivelato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa sull’esito dell’operazione antimafia “Karpanthos” che ha portato all’applicazione di 52 misure cautelati a carico di presunti esponenti di una cosca di ‘ndrangheta attiva tra le province di Catanzaro e Crotone, la cosca Carpino. “Nell’ambito di quelle indagini – ha spiegato Gratteri – ci sono state dichiarazioni di un aspirante collaboratore di giustizia, Monti. Partendo da quell’omicidio ci siamo imbattuti nella cosca che controlla Petronà”. Gratteri ha osservato che “erano anni che la zona dell’Alto Ionio catanzarese e in particolare le aree interne non erano oggetto di investigazioni ma da quei territori proviene ad esempio Francesco Coco Trovato, uno dei mafiosi più importanti della storia. Parliamo di soggetti che discutevano alla pari con i De Stefano di Reggio Calabria e con i narcos sudamericani. Dal 2015 noi stiamo lavorando su questi piccoli paesi cerniera tra la provincia di Catanzaro e di Crotone. Nella realtà abbiamo vasto una effervescenza sul piano mafioso in questi Comuni. Intanto ci sono stati diversi omicidi in questo territorio, uno dei quali lo abbiamo scoperto nel 2015, quello del macellaio Rosso. Le indagini -ha quindi aggiunto il procuratore di Catanzaro- hanno mostrato come il comune di Cerva fosse sotto il totale controllo di questa organizzazione ‘ndranghetistica”. Sotto quest’ultimo aspetto il procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla ha spiegato che “l’attività ha fatto emergere lo scambio elettorale politico-mafioso e l’influenza del gruppo criminale operativo a Cerva nei confronti dell’amministrazione comunale in occasione delle elezione del 2017”. Per il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, Giuseppe Mazzullo, va rimarcato “il lavoro svolto con abnegazione dai militari in territori difficili, poco investigati in passato, e che subiscono l’influenza delle cosche operanti sia a Catanzaro che a Crotone”, mentre il comandante del reparto operativo dei carabinieri di Catanzaro, Roberto Di Costanzo, ha riferito che “le investigazioni si sono sviluppate attraverso un’imponente attività di tipo tradizionale, consistente in attività tecniche, escussione di persone informate sui fatti, servizi di osservazione sul territorio, riscontri ‘sul campo’, con una parallela attività di acquisizione e analisi di dichiarazioni di collaboratori di giustizia, corroborate dai relativi riscontri e la cui attendibilità è stata già riconosciuta in precedenti sentenze, oltre all’acquisizione di plurime emergenze di altri procedimenti penali”.