CROTONE/ Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella è stato ieri a Crotone per rendere omaggio alle vittime del naufragio di Steccato e portare una parola di conforto ai superstiti e ai parenti delle vittime. Dopo la visita ai superstiti in ospedale, Mattarella ha reso omaggio alle vittime trattenendosi in raccoglimento davanti alle bare nella camera ardente nel PalaMilone, da solo davanti ai feretri per alcuni minuti. Tanti gli applausi che i cittadini hanno riservato a Mattarella. “Presidente, vogliamo giustizia e verità”, hanno gridato alcuni. I parenti dei defunti chiedono aiuto per il recupero dei dispersi e assistenza ai superstiti. Mattarella ha assicurato pieno sostegno ai profughi, aggiungendo che si occuperà della situazione e che gli afghani sono richiedenti asilo e la loro situazione è prioritaria. La richiesta più pressante a Mattarella è l’aiuto per il rimpatrio delle salme e sostegno a chi è sopravvissuto. Mattarella ha visitato nell’ospedale di Crotone i 15 superstiti, tra cui molti bambini. L’arrivo di Mattarella è stato preceduto da alcuni pacchi contenenti giocattoli fatti consegnare dal presidente ai piccoli degenti superstiti che si trovano nel reparto di pediatria: soprattutto peluche, pianole e piccoli robot telecomandati. “Presidente non ci abbandoni”, gli ha chiesto la folla all’uscita dall’ospedale San Giovanni di Dio di Crotone. Il naufragio del natante partito dalla Turchia ha provocato la morte accertata, al momento, di 68 persone tra cui donne e bambini. La camera ardente delle vittime del naufragio del barcone di domenica scorsa a Steccato di Cutro, allestita al Palamilone di Crotone è stata chiusa ieri sera. Centinaia di crotonesi, anche ieri si sono recati a rendere omaggio alle vittime. I comuni della provincia ed alcuni del catanzarese, hanno offerto la disponibilità a seppellire le salme nei propri cimiteri. I bambini potrebbero essere tumulati in cappelle messe a disposizione da alcune famiglie. Alcune delle vittime indentificate saranno trasferite nei paesi europei dai quali provengono i loro parenti, mentre per le salme che dovranno tornare in Afghanistan sarà necessario farle transitare da un terzo paese che abbia rapporti con Kabul.
La Procura di Crotone apre un fascicolo sulla catena dei soccorsi
La Procura di Crotone intende diradare le nubi che si sono addensate sulla catena della macchina dei soccorsi nella notte tra il sabato e la domenica mattina quando l’imbarcazione con a bordo almeno 180 migranti ha fatto naufragio nel mare di Sterccato di Cutro. Per farlo ha aperto un fascicolo, al momento contro ignoti. La delega è stata data dal Procuratore Giuseppe Capoccia ai carabinieri che stanno raccogliendo del materiale sul ‘buco’ di almeno sei ore partendo dalle 22.30 di sabato 25 febbraio, quando l’aereo di Frontex ha emesso il dispaccio con cui segnalava la presenza di una imbarcazione nello Ionio. Per ora non è stata ipotizzata alcuna ipotesi di reato ma si cerca di fare luce su eventuali omissioni di soccorso. Emerge intanto che, pochi minuti prima che il caicco con a bordo i migranti si schiantasse sulla secca a cento metri dalla spiaggia di Cutro, la Guardia di Finanza informò la Guardia Costiera che le sue motovedette stavano rientrando in porto non essendo riuscite ad intercettare il barcone a causa delle condizioni meteo. I militari delle Fiamme Gialle chiesero anche se in quel momento ci fossero mezzi delle Capitanerie in mare, ricevendo una risposta negativa. E’ questo, secondo quanto si apprende, il contenuto della telefonata tra i due Corpi avvenuta alle 3.48 delle notte tra sabato e domenica. Dopo aver informato, “giusto per notizia”, di non aver individuato il “target” che era stato segnalato dall’aereo di Frontex, i finanzieri chiedono infatti: “voi naturalmente non avete nulla, nel caso ci dovessero essere situazioni critiche?”. E dalla Guardia Costiera rispondono: “noi al momento in mare non abbiamo nulla”. Poco dopo i finanzieri ribadiscono che l’ultima posizione nota del barcone era, attorno alle 21, a 40 miglia dalla costa. “E poi – aggiungono – noi dal radar non battiamo nulla”. Significa che la strumentazione di bordo delle motovedette non aveva individuato il barcone. Prima di chiudere la chiamata, infine, gli uomini delle Fiamme Gialle aggiungono: “va bene, era giusto per informarvi”. Una sequenza che conferma come dall’avvistamento del barcone da parte di Frontex fino a pochi minuti prima della tragedia, la situazione sia stata gestita come un evento di law enforcement, non essendo emersi elementi che facessero ipotizzare una situazione di pericolo.