REGGIO CALABRIA. “È un risultato straordinario, non solo per l’entità della confisca e per lo spessore del personaggio, mai condannato nel passato, ma perché frutto di un lavoro che ha messo a dura prova il Tribunale delle Misure di prevenzione, che necessita urgentemente di un potenziamento degli organici”. Lo ha detto il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria Federico Cafiero de Raho, incontrando i giornalisti per illustrare i particolari dell’operazione compiuta da Dia e carabinieri che ha portato alla confisca dei beni di proprietà dell’imprenditore boschivo, Rocco Musolino, conosciuto come il “re della montagna”. “Se lo Stato vuole davvero combattere la ‘ndrangheta – ha sottolineato Cafiero de Raho – urge ripristinare gli organici del Tribunale di prevenzione, tenuto conto che dai circa 45 provvedimenti iscritti nel primo semestre dello scorso anno, siamo giunti agli oltre 240 del 2015, cifre che si commentano da sole e che certificano le difficoltà dei colleghi che operano in quel settore così delicato”. I beni confiscati, per un valore complessivo di 150 milioni di euro, sono un’impresa operante nel settore dell’industria boschiva; quote sociali e patrimonio aziendale della Maius immobiliare di Reggio Calabria; 101 fabbricati, tra appartamenti, villette, autorimesse, magazzini e locali commerciali tra la provincia di Reggio Calabria e Roma; 218 appezzamenti di terreno agricoli; conti correnti, polizze assicurative e depositi titoli. “Rocco Musolino – ha detto ancora de Raho – è un esempio di imprenditore capace di penetrare le pubbliche amministrazioni, essendo stato vicesindaco di Santo Stefano in Aspromonte, e, in numerose inchieste, indicato come referente di esponenti delle pubbliche istituzioni, sebbene manchi una sentenza di condanna”. Di lui, nel frattempo deceduto, parlano i pentiti Barreca, Lauro e Zavettieri, indicandolo come uno dei pilastri di un quadrilatero criminale composto anche da Francesco Antonio Gioffrè ‘u brachettà, di Sinopoli; Giuseppe Antonio Italiano, di Delianuova, e ‘don’ Antonio Nirta, uno dei boss di San Luca, tutti deceduti. Morto nella sua casa di Reggio Calabria lo scorso 12 giugno, Rocco Musolino viene indicato come uno tra i capi più potenti della criminalità organizzata calabrese.