“Stiamo raccogliendo tutti i dati per inquadrare la situazione. Dobbiamo verificare dove l’aereo Frontex ha localizzato il barcone e la rotta che ha seguito. Sappiamo di un confronto vivace tra scafisti e migranti sul ritardo nell’arrivo”. Lo ha spiegato il procuratore di Crotone Giuseppe Capoccia in relazione all’inchiesta sul naufragio di domenica scorsa a Steccato di Cutro. Un’inchiesta che riguarda il naufragio ma che intende accertare anche la dinamica dei soccorsi. “Dobbiamo stabilire dove il barcone è stato individuato – ha aggiunto il magistrato – e la tempistica degli interventi successivi. Ciò anche per capire il livello di responsabilità degli scafisti e accertare, per esempio, se potevano dirigersi verso un porto. I soccorsi non sono oggetto di indagine specifica. Se sentiremo ufficiali delle forze dell’ordine? Prima acquisiremo gli atti ufficiali poi valuteremo se servirà. Adesso è il momento della concitazione e dei tristi adempimenti legati alle vittime”. Ed era proprio il tratto di mare dove è avvenuta la tragedia, l’obiettivo degli scafisti che conducevano il barcone sfasciatosi a poche decine di metri dalla riva dopo avere colpito una secca. E’ la convinzione di inquirenti e investigatori alla luce delle dichiarazioni fornite dai superstiti alle forze dell’ordine. I naufraghi, infatti, hanno riferito di avere visto la carta nautica degli scafisti sulla quale era indicata proprio la zona dell’incidente. Il loro obiettivo, ha raccontato ancora chi è scampato alla morte, era arrivare di notte per spiaggiare l’imbarcazione e consentire ai migranti di scendere e allontanarsi dalla spiaggia. Una modalità usata decine di volte dai trafficanti di essere umani per gli sbarchi sulle coste ioniche calabresi.