Il Tribunale di Milano ha assolto Silvio Berlusconi dall’accusa di corruzione in atti giudiziari nel processo Ruby ter “perché il fatto non sussiste”. La sentenza del processo Ruby ter giunge a quasi sei anni da un tormentato inizio seguito da molte pause, e chiude il primo grado dell’ultimo capitolo del romanzo giudiziario nato dai verbali dettati da Kharima El Mahroug, ora una donna di 30 anni, all’epoca una ragazza marocchina appena maggiorenne con già un passato turbolento che accusò l’allora premier Silvio Berlusconi di avances sessuali durante le “cene eleganti di Arcore”. Significativo del ‘giro largo’ che ha preso questa vicenda il fatto che da accusatrice Ruby è finita tra i 29 imputati. Berlusconi per due volte è già stato ritenuto innocente delle stesse accuse per i soldi versati ai musicisti Danilo Mariani e Mariano Apicella, le cui posizioni erano state trasferite a Roma e a Siena solo per questioni di competenza territoriale. Il Ruby ter ha vissuto un passaggio cruciale. Il 3 novembre 2021 il Tribunale con un’ordinanza choc ha accolto la tesi delle difese: gli interrogatori in cui le ragazze avrebbero detto il falso, a cominciare da Ruby, sono tutti affetti da una “inutilizzabilità assoluta” perché la Procura avrebbe dovute sentirle da indagate, quindi con un avvocato al fianco, visto che da tempo stava scavando sui rapporti economici tra loro e l’ex capo del governo. Erano 28 le condanne richieste (una sola assoluzione per Luca Pedrini, ex collaboratore di Nicole Minetti) tra cui sei anni per Berlusconi e 5 anni per Ruby. Quella più alta, a sei anni e sei mesi, per Luca Risso. Era stata chiesta anche la confisca di oltre 10 milioni all’ex premier ritenuto il “prezzo della corruzione”. Non c’era nessuna parte civile.