I fratelli Francesco e Demetrio Berna, di 50 e 49 anni, noti imprenditori edili reggini, a cui ieri la Polizia ha sequestrato beni per 45 milioni di euro in diverse città italiane e negli Usa, hanno ricoperto importanti incarichi pubblici. Francesco è stato presidente della sezione Ance dell’Associazione degli industriali reggini, mentre Demetrio è stato eletto consigliere al Comune di Reggio Calabria, nel 2002 e nel 2011, ricoprendo le cariche di presidente della Commissione urbanistica, durante la sua prima consiliatura, e successivamente, nominato assessore al Bilancio. Secondo quanto emerso nel corso di una conferenza stampa, secondo gli inquirenti, i loro beni sono frutto della protezione loro accordata dalla potente cosca di ‘ndrangheta ‘Libri’, un aggregato criminale che ha contribuito a scrivere pagine sanguinose nelle guerre mafiose di Reggio Calabria e in Italia. Il loro patrimonio, secondo gli inquirenti, “è cresciuto grazie al rapporto sinallagmatico con i Libri”. “Una indagine che ha esaminato i dati imprenditoriali dei fratelli Berna lungo l’arco di trent’anni – ha detto il questore Bruno Megale – che ha fatto emergere, al di là delle ricadute penali a carico dei due imprenditori, precise responsabilità in relazione alla crescita esponenziale dei loro patrimoni”. I due fratelli sono vigilati dalla polizia per “alcune confessioni parziali – dicono gli inquirenti – rese per una serie di tentativi di estorsione subite da alcune cosche della ‘ndrangheta, nonostante la protezione dei Libri, tali, comunque, da non sconfessare le loro responsabilità”. Francesco Berna è sotto processo per associazione mafiosa, e il fratello Demetrio per concorso esterno in associazione mafiosa, nei procedimenti ‘Libro Nero’ e ‘Malefix’, chiamati in causa dalla Procura distrettuale antimafia, diretta da Giovanni Bombardieri, insieme a capi e gregari della ‘ndrangheta reggina: dai De Stefano, ai Condello; dai Latella, ai Ficara. “La misura di prevenzione odierna – ha precisato Francesco Messina, direttore della divisione anticrimine della polizia di Stato – è una indagine separata dal resto delle posizioni giudiziarie dei fratelli Berna. L’ablazione dei beni applicata ai mafiosi, è uno dei pilastri, con il 41 bis e l’ergastolo ostativo, che consentono una forte azione di prevenzione e contrasto ai capitali costruiti illecitamente dalle organizzazioni criminali. Non è un caso che l’on. Pio La Torre sia stato assassinato per la sua iniziativa, come non è un caso che Totò Riina, nel suo ‘papello’, chieda che la confisca dei beni patrimoniali ai mafiosi dovesse essere cancellata”. Per Giuseppe Linares, dirigente centrale dei servizi anticrimine, “la misura di prevenzione a carico dei fratelli Berna è una foto che racchiude un trentennio di attività, un patto tra politica, imprese e ‘ndrangheta, alleanza occulta che rompe le regole del libero mercato e della concorrenza: assunzioni di maestranze, acquisti di materiali, tutto ciò distrugge – ha sottolineato – l’ordine economico in questa città con il controllo di fatto di un intero settore produttivo, un circuito che produce anche consenso elettorale. Da qui la pericolosità sociale dei Berna, alla base della richiesta dell’applicazione della misura di prevenzione. “Lunghissimo l’elenco dei beni sottoposto a sequestro: 337 appartamenti, centinaia di terreni, soprattutto ubicati nell’area di Cannavò e dintorni, storico ‘locale’ di ‘ndrangheta diretto dai Libri, la società ‘Berna costruzioni srl, la Idelivery Agritech, la Bioedicom, la Bioarch, Rotonda immobiliare e la Abr Casa Italia Corporation a Miami. Ed ancora, centinaia di rapporti finanziari e bancari e automezzi di grossa cilindrata, “un ingente patrimonio acquisito a far data dalla prima metà degli anni ’90, tutti da ritenersi, allo stato, nella diretta o indiretta disponibilità dei Berna”, beni cresciuti – secondo gli inquirenti – sotto la protezione della cosca Libri”.
Wanda Ferro: “Importante operazione della Polizia”
Wanda Ferro: “Importante operazione della Polizia” “Rivolgo le mie congratulazioni al Servizio Centrale Anticrimine della Polizia di Stato e alla Divisione anticrimine della Questura di Reggio Calabria per l’importante operazione che sta consentendo di sequestrare beni per 45 milioni di euro in diverse regioni italiane e negli Stati Uniti”. Lo afferma, in una dichiarazione, il sottosegretario all’Interno Wanda Ferro, di Fratelli d’Italia. “Il provvedimento di sequestro ai sensi della normativa antimafia, emesso su proposta formulata dal Procuratore e dal Questore di Reggio Calabria – aggiunge Ferro – rientra nella più ampia strategia di contrasto alle mafie volta non solo a colpire gli apparati militari delle cosche, ma anche ad aggredire gli ingenti patrimoni accumulati, per impedire che vengano poi reinvestiti dalle associazioni criminali nelle attività illecite e utilizzati per affermare il proprio prestigio e la propria autorità sul territorio”.