La sezione giurisdizionale della Corte dei Conti della Calabria ha condannato, in solido, l’ex presidente della Regione, Mario Oliverio, la società Hdrà in persona del suo legale rappresentante Mario Luchetti, e l’ex dirigente del Dipartimento Turismo della Regione, Sonia Tallarico, al risarcimento del danno di oltre 94mila euro in favore della Regione. I tre potranno ora ricorrere al Consiglio di Stato per chiedere la riforma del provvedimento. La vicenda riguarda la partecipazione di Oliverio nel luglio del 2018 al Festival dei Due Mondi di Spoleto e in particolare a un talk con il giornalista Paolo Mieli promosso nell’ambito della kermesse. Per prendere parte all’evento la Regione aveva stanziato quasi 100mila euro di fondi del Piano di Azione e Coesione (Pac 2014/2020) destinati alla promozione turistica della Calabria, ma secondo la magistratura contabile di questi fondi solo 4.525 euro sarebbero stati “pertinenti con la causa pubblica”, nel senso che la gran parte delle risorse sarebbe stata utilizzata per finalità diverse da quelle legate alla promozione turistica. Nel dispositivo la Corte dei Conti specifica che “il progetto in sé e per sé considerato, già sulla carta, non poteva in alcun modo raggiungere lo scopo della promozione turistica in Calabria, perché le attività di sponsorizzazione e di promozione pubblicitaria hanno un contenuto diverso e opposto e oggetto dell’affidamento avrebbe dovuto essere la promozione del turismo calabrese e non la sponsorizzazione regionale del format giornalistico di Mieli entro la cornice del Festival (attività in cui di fatto si concretizzava il rapporto tra le parti). Sicché – rilevano i giudici contabili – non vi sono assolutamente dubbi che sia la Hdrà ed il suo amministratore Luchetti, sia gli amministratori regionali convenuti fossero perfettamente consapevoli di chiedere e di concedere un finanziamento pubblico per finalità diverse dalla promozione turistica”. Con riferimento alla stessa vicenda lo stesso Oliverio è stato anche indagato e processato dalla magistratura penale con l’accusa di peculato, ma alla fine è stato prosciolto, insieme allo stesso Luchetti e all’ex parlamentare Ferdinando Aiello, con la formula “perché il fatto non sussiste”.