Con il voto favorevole ed unanime dei presenti in aula (20 consiglieri, compreso il sindaco Franz Caruso), il Consiglio comunale di Cosenza ha approvato la mozione sullo ius soli sostenuta dalla maggioranza di Palazzo dei Bruzi. Al momento della votazione, i consiglieri di Fratelli d’Italia rimasti ancora in aula, Giuseppe d’Ippolito e Ivana Lucanto (il capogruppo Francesco Spadafora si era allontanato in precedenza per un impegno) hanno abbandonato i lavori, così come lo stesso d’Ippolito aveva anticipato nel suo intervento, nel caso in cui non fosse stata presa in considerazione una sospensione dei lavori per consentire di trovare un’intesa sugli emendamenti che lo stesso esponente di Fdi aveva presentato alla Presidenza ed illustrato durante il dibattito. “Quando nel febbraio scorso per primi discutemmo con entusiasmo circa la possibilità di inserire il riferimento simbolico al principio dello ius soli -ha detto nel corso del dibattito Chiara Penna, prima firmataria della mozione- per consentire la possibilità di conferire la cittadinanza onoraria ai bambini minori nati da genitori stranieri a Cosenza, o da genitori stranieri regolarmente soggiornanti a Cosenza o nati all’estero, ma che hanno completato almeno un ciclo scolastico o di formazione italiano e soggiornanti a Cosenza, sì da argomentare e sollevare il tema della cittadinanza e della uguaglianza, ci aspettavamo l’opposizione di alcune forze politiche, ma non il vespaio che si è scatenato”. “Il consiglio comunale – ha sostenuto Caruso – ha dimostrato a tutta la città di saper esprimere tutte le potenzialità e le qualità di cui è capace”. Quindi ha ringraziato il gruppo di Fdi “per la presenza in Consiglio e perché, nel rispetto della democrazia, ha animato e offerto contributi al dibattito”. “La nostra – ha detto il sindaco – è una città solidale che fonda la propria storia nelle radici dell’accoglienza. Ieri sono stato per un sopralluogo alla Città dei ragazzi e sono stato piacevolmente colpito da tutti i bambini di varia nazionalità che erano nei cubi e che lì giocavano, disegnavano, seguivano, insomma, le diverse attività di intrattenimento. Li ho sentiti parlare in italiano e in cosentino. E nessuno di loro chiedeva all’altro di che nazionalità fosse. Deve essere lanciato un messaggio politico. Non ci possono essere nella nostra città, nel nostro Paese, né discriminazioni, né diseguaglianze”.