La sezione di Reggio Calabria di Magistratura democratica esprime la sua disapprovazione in merito alla decisione del coordinamento delle camere penali della Regione Calabria di astenersi oggi e domani dalle udienze. Secondo Md, infatti, lo sciopero degli avvocati “significa non comprendere che ci si trova in corrispondenza di uno snodo, in coincidenza del quale la chiusura deve cedere il passo all’ascolto, il contrasto al confronto, franco e leale”. Attraverso una nota, Magistratura democratica intende rispondere allo sciopero indetto dalle camere penali “con la costruzione di un campo di verifica”. In sostanza, Md “propone alle camere penali del Distretto che oggi magistrati ed avvocati discutano delle ragioni dell’agitazione e, insieme, elaborino soluzioni, confrontandosi apertamente in una tavola rotonda, da tenersi al Tribunale di Reggio Calabria. Comprendendo che i tempi ristretti potrebbero risultare ostativi alla concretizzazione dell’iniziativa in questa fase, all’odierna proposta si unisce l’auspicio affinché, in un prossimo futuro, d’intesa vengano promosse altre occasioni per avviare un discorso sereno sullo stato della giurisdizione nel distretto, al di fuori di sterili slogan, artificiose faziosità ed inutili irrigidimenti”. “Siamo ostinatamente aperti al confronto, – conclude la sezione reggina di Md – perché lo riteniamo strumento di crescita per tutta la giurisdizione distrettuale”. La dura nota dei magistrati si riferisce alla delibera della giunta delle Unioni camere penali italiane (Ucpi) secondo cui “la macchina della giustizia penale versa da tempo in profonda crisi”. Senza sentire l’esigenza di un dialogo con i magistrati prima di indire lo sciopero, l’Ucpi denuncia che la “stagione del giustizialismo e della legislazione populista ha profondamente segnato il clima culturale intorno al processo ed ha determinato il concreto ridursi delle garanzie difensive. Il retaggio del processo inquisitorio – si legge nella delibera – sta ormai soverchiando la corretta applicazione dei principi di diritto dello stato costituzionale, attraverso la strumentalizzazione dei media, l’evidente abuso del ricorso alle conferenze stampa, la carcerazione preventiva vista non più come extrema ratio bensì come primo strumento cautelare cui fare ricorso, in spregio alle regole della nostra Costituzione che sancisce la libertà personale quale diritto fondamentale, l’incredibile crescendo degli errori giudiziari e delle istanze accolte di riparazione per ingiusta detenzione”.