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Sulle armi all’Ucraina M5S decide di “adeguarsi”

Sulle armi all’Ucraina M5S decide di “adeguarsi”

Il Movimento Cinquestelle mette da parte la tentazione di presentare un proprio documento sulla guerra in Ucraina. La mediazione sulla risoluzione che accompagnerà le comunicazioni del premier Draghi (oggi al Senato, il 22 alla Camera) punta su un maggiore coinvolgimento del Parlamento ma senza che sia necessario un ulteriore voto riguardo un ulteriore invio delle armi. Il Movimento 5 stelle ha messo da parte la tentazione di presentare un proprio documento e si è presentato ieri al tavolo della maggioranza chiedendo che il governo riferisca su ogni passaggio della guerra in Ucraina. Un compromesso che da una parte permette a M5s di rivendicare la centralità della Camera e del Senato, dall’altra però viene interpretato da una parte dei gruppi come un passo indietro rispetto alle richieste iniziali. E’ stato lo stesso Conte, riferiscono fonti pentastellate, a dare il via libera ad una sintesi da passare poi al vaglio dei parlamentari. La tensione resta, perché una parte dei deputati e (soprattutto) dei senatori insiste sulla necessità di una vera svolta. Nella risoluzione in ogni caso si parla di descalation militare e dell’importanza di aprire una fase di dialogo perseguendo la via diplomatica. Ma il timore di una parte dei contiani è che Di Maio possa intestarsi l’esito della trattativa che dovrà essere definita nel pomeriggio. Ieri ad attaccare il responsabile degli Esteri è stato il presidente della Camera Fico: “Non riesco a comprendere attacchi su delle posizioni rispetto alla Nato e all’Europa che nel Movimento non ci sono e di cui non si dibatte né ora né prima”, ha argomentato la terza carica dello Stato che però ha glissato sul dibattito interno al Movimento 5 stelle riguardo una possibile espulsione di Di Maio. Durante il Consiglio nazionale ad opporsi a questa eventualità sono stati, viene riferito, soprattutto il capogruppo Crippa e l’ex ministro della Giustizia Bonafede mentre il presidente M5s Conte ha tenuto un profilo basso, aprendo il confronto e sottolineando in ogni caso che le critiche di Di Maio non esprimono le posizioni del Movimento. “Siamo stupiti e stanchi per gli attacchi che diversi esponenti M5S, titolari anche di importanti cariche istituzionali, oggi hanno rivolto al ministro Di Maio”, la risposta dello staff del responsabile della Farnesina. Nel Consiglio nazionale si è ribadita la posizione atlantista ma ora il timore di una parte del Movimento è che ci possano essere contraccolpi riguardo al punto di caduta che si sta delineando sulla risoluzione. Il mese prossimo per Conte si apre la partita della Sicilia con le primarie e la preoccupazione -riferisce un esponente vicino all’ex premier- è che gli attivisti possano interpretare la mediazione come un compromesso al ribasso. L’ex presidente del Consiglio comunque ha sempre sottolineato di non voler causare difficoltà al governo ma una parte dei gruppi M5s si aspetta un segnale ‘pacifista’ nelle dichiarazioni che il premier farà alle Camere. Anche Salvini spera che “si parli di pace” ma ha premesso di non voler mettere a rischio la tenuta dell’esecutivo. Il ‘caso Di Maio’ nel Movimento resta comunque aperto, con i ‘pontieri’ al lavoro per evitare lo strappo interno.

 

 

 

 

 

 

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