Il Senato ha approvato definitivamente la riforma dell’ordinamento giudiziario e del Csm, confermando il testo della Camera, che è dunque legge. I sì sono stati 173, i no 37, gli astenuti 16. “Solo pochi mesi fa le Camere rispondevano con un lungo applauso all’appello del presidente Matterella che sollecitava l’approvazione di questa riforma. Oggi siamo qui per mantenere l’impegno di trasformare in legge un provvedimento che viene da lontano e che è stato costruito con il contributo di molti. Un provvedimento preceduto da un lungo lavoro, non semplice, portato avanti con il contributo di molti”, aveva detto la ministra Marta Cartabia ieri in aula al Senato prima dell’inizio delle dichiarazioni di voto sulla riforma del Csm. “Ringrazio ciascuna forza politica -ha aggiunto- per l’impegno e la disponibilità”. “Questo è un passaggio importante nella storia del nostro Paese -aveva detto Cartabia- in cui troppo a lungo la giustizia è stata terreno di scontro. Permettetemi di ricordare e ringraziare tutti coloro che ci hanno consentito di giungere a questo momento. Un disegno di legge di riforma -aveva ricordato la Guardasigilli- era già stato elaborato dal precedente Governo e su quel testo si sono innestati gli emendamenti approvati dal Consiglio dei Ministri lo scorso 11 febbraio, anche sulla base delle preziose proposte della Commissione di esperti presieduta dal professor Luciani. È seguito un intenso confronto con tutte le forze politiche di maggioranza per giungere a un articolato ampiamente condiviso, in cui ciascuna forza politica può riconoscere il suo apporto. L’approvazione di questa legge, il terzo grande pilastro delle riforme della giustizia vòlte a rinsaldare la fiducia dei cittadini nell’amministrazione della Giustizia, consentirà -aveva detto ancora Cartabia- che l’imminente rinnovo del Consiglio superiore della magistratura si svolga con nuove regole affinché questa istituzione, «possa – per riprendere proprio le parole del presidente Mattarella- svolgere appieno la funzione che gli è propria”.