CATANZARO. “È da meta aprile che i sindacati della sanità cercavano un confronto con il Commissario Scura ed il Governatore Oliverio sul futuro del settore in Calabria, inutilmente. Addirittura il 27 aprile i suddetti hanno disertato, senza avviso né giustificazione alcuna, un incontro con i segretari di Cgil, Cisl e Uil, insieme ai rappresentanti regionali di categoria”. Lo afferma in una nota il senatore Francesco Molinari. “Doveva – aggiunge – sembrare normale, visti i temi della riorganizzazione e della ristrutturazione della complessiva rete sanitaria, che dovessero risultare coinvolti i lavoratori del settore e le loro organizzazioni. Ora, col senno di poi, si può dire che non si è trattato di mancanza di galateo istituzionale. Da un lato i cittadini calabresi, condannati a dover continuare ad usufruire di servizi assolutamente inadeguati, dall’altra i lavoratori, consegnati, chiavi in mano, ai padroni della sanità convenzionata. Saranno queste categorie, le più innocenti a dover pagare il prezzo del fallimento di una classe politica, locale ma anche nazionale. Si ripete un triste copione che ha visto i cittadini italiani dover pagare il fallimento europeo della propria classe politica, questa volta su scala locale. Un prezzo da usura che i calabresi dovranno pagare due volte, per essere sud del sud Italia. Ancora ricordo gli “spot” elettorali alle scorse regionali del Ministro Lorenzin, dirette a spiegare come la Regione facesse progressi nel perseguimento del Piano di Rientro. E’ difficile pensare che Oliverio non fosse al corrente dell’operato di Scura e del suo decreto, il n. 62 : ma è inutile parlare anche di tradimento, si sa che le promesse elettorali non valgono nulla, da noi”. “Il modello ‘Morrone’ – prosegue – come paventavo in una mia recente interrogazione che giace inevasa al Senato, verrà esteso alla Calabria intera, facendo della ‘contrattazione di prossimità’ la normalità, al ribasso dei diritti, dei lavoratori e dei pazienti. Ormai in Calabria si è definitivamente inaugurata la stagione dei “diritti di prossimità” dei calabresi, inferiori a quelli che gli italiani godono nel resto del territorio nazionale”.