CATANZARO. “Un quadro indiziario oltremodo grave”. Così il gip di Catanzaro, Domenico Commodaro, sintetizza quanto emerso nell’ambito dell’inchiesta “Dirty soccer” condotta dalla Squadra mobile e coordinata dalla Dda di Catanzaro. In particolare, a parere del gip, “la pervicacia e determinazione con la quale ogni singolo indagato ha perseguito la realizzazione dei reati contestati, nonché l’uso di arrogante violenza rivelano la estrema propensione a delinquere degli indagati e l’assoluta indifferenza rispetto alle regole della civile convivenza”. Per il giudice non ci sono dubbi sulla esistenza di “due sodalizi criminali capaci di concordare frodi sportive allo scopo di conseguire ingenti profitti”. Il primo gruppo, si ricostruisce nell’ordinanza, è quello guidato da Mario Moxedano, Antonio Ciccarone e Pietro Iannazzo rispettivamente presidente, direttore sportivo e consulente di mercato del Neapolis club militante nel girone I del campionato nazionale dilettanti. I tre, scrive il gip, “valendosi della collaborazione di dirigenti sportivi, calciatori delle altre squadre, affaristi senza scrupoli, organizzano frodi sportive il cui scopo primario è quello di procurare la vittoria del campionato del Neapolis”. Ma non solo. Il gruppo avrebbe esteso le sue mire anche su altri gironi al fine di “effettuare scommesse sulle gare falsate, così da lucrare su facili vincite ovvero cedere l’informazione alla propria cerchia di accoliti”. In questo modo Moxedano e Ciccarone sarebbero venuti a conoscenza “di altre società (ad esempio il Brindisi) che perseguono il medesimo scopo di vincere il campionato, in un girone diverso dal Neapolis, ma con i medesimi mezzi e, cioè, attraverso “combine” di partite”. Il secondo sodalizio criminale ha come campo di pertinenza la Lega Pro e “ruota attorno alla figura di Fabio Di Lauro, ex calciatore e faccendiere”. Secondo quanto si legge nell’ordinanza, Di Lauro “trae cospicui guadagni sulle partite oggetto di frode sportiva che lui stesso finanzia attraverso gli stretti rapporti intrattenuti con soggetti dell’Est europeo e con “gli addetti ai lavori” del calcio nostrano”. Tra questi ultimi il gip ricorda Ercole Di Nicola, ds dell’Aquila, Mauro Ulizio ex ds del Monza, Massimiliano Carluccio socio di fatto della Pro Patria e Daniele Ciardi magazziniere dell’Aquila. In particolare Ulizio e Carluccio “combinano di propria mano le gare di campionato del Pro Patria, valendosi di calciatori venduti e al loro servizio, cedendo i risultati falsati a scommettitori dietro richieste di finanziamento per l’organizzazione della frode sportiva”.