Beni per 800 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del comando provinciale di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione sulla Criminalità Organizzata di Roma, coordinati dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro, a tre fratelli di Lamezia Terme (Cz), imprenditori nel settore della grande distribuzione alimentare e proprietari di uno dei centri commerciali più grandi della Calabria. Destinatari del provvedimento sono i fratelli Franco, Pasqualino e Marcello Perri, a cui fa capo il centro commerciale “Due mari” di Maida (Cz) che rientra nel patrimonio sequestrato. Le Fiamme Gialle hanno dato esecuzione a un decreto del Tribunale di Catanzaro – Ufficio Misure di Prevenzione.
Il sequestro di prevenzione ha riguardato 22 complessi aziendali, comprendenti il centro commerciale; 19 ipermercati; attività di commercio di autoveicoli e di rivendita di motocicli e ciclomotori; attività operanti nei settori: costruzione di edifici residenziali e non residenziali; intermediazione finanziaria; recupero e riciclaggio di cascami e rottami metallici; produzione di gelati; gestione di impianti polivalenti; locazioni immobiliari; partecipazioni in 34 società, attive nei settori della grande distribuzione alimentare, rivendita di autovetture, ottica, commercio al dettaglio di generi alimentari, ristorazione, immobiliare, ed anche le quote di partecipazione nella squadra di calcio “Vigor Lamezia” e nella squadra di volley “Pallavolo Lamezia”; 26 fabbricati e 2 ville di lusso.
E ancora: 19 autoveicoli tra i quali una Ferrari; 4 moto di lusso; una ditta individuale, operante nel settore della ristorazione; tutti i rapporti bancari intestati o riconducibili ai proposti e ai loro familiari. (AGI)
Il provvedimento è stato adottato dal Tribunale di Catanzaro sulla base delle indagini di natura economico – patrimoniale svolte, anche con l’ausilio di sofisticati software, ad opera degli specialisti del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria del capoluogo calabrese, volte a verificare la provenienza dell’ingente patrimonio riferibile ai destinatari del provvedimento e la sproporzione rispetto ai redditi dichiarati e alla attività lavorativa.
Le indagini – spiegano gli inquirenti – riguardano le vicende patrimoniali e imprenditoriali della famiglia di origine dei tre imprenditori, fin dagli anni ‘80, e si sono avvalse anche delle risultanze investigative dell’operazione “Andromeda”, ancora in fase di giudizio, che vede indagato uno dei tre imprenditori interessati dal provvedimento di sequestro di prevenzione, al quale è contestato anche il delitto di associazione di tipo mafioso. Parte dei beni oggetto del sequestro di prevenzione era stata già interessata, nell’ambito della precedente operazione, dal sequestro preventivo, successivamente revocato.
La Dda di Catanzaro: “I Perri imprenditori di riferimento dei clan lametini”
I fratelli Franco, Pasqualino e Marcello Perri, a cui la Guardia di Finanza di Catanzaro ha sequestrato stamane beni per 800 milioni di euro, “costituiscono gli imprenditori di riferimento delle cosche operanti nel comprensorio lametino, in quanto asservendo le aziende di cui sono titolari agli interessi e alle esigenze dell’associazione ‘ndranghetista, sono legati a quest’ultima da un illecito accordo a prestizioni corrispettive, di reciproco e mutuo vantaggio”. Questo è quanto si legge nel decreto di sequestro dei lor beni disposto dal tribunale del capoluogo su richiesta della Dda di Catanzaro. I Perri, sempre secondo l’accusa, avrebbero “ottenuto ingenti profitti grazie all’intermediazione mafiosa e in violazione delle regole del libero mercato”. Grazie all’intervento della ‘ndrangheta, le loro aziende avrebbero ottenuto il monopolio nelle attività di interesse. Franco, Pasqualino e Marcello Perri sono figli di Antonio, ucciso il 10 marzo 2003 a Lamezia Terme, davanti a un supermercato di sua proprietà, mentre si accingeva a realizzare il centro commerciale “Due Mari”, uno dei più grandi della Calabria, sequestrato stamane. Antonio Perri, secondo gli inquirenti, sarebbe stato ucciso dal clan Torcasio perché vicino alla potente cosca lametina della famiglia Iannazzo. Francesco Perri, morto il padre ed ereditati, insieme ai fratelli, tutti i suoi beni, sarebbe diventato il “dominus” delle attività di famiglia ed è indagato per associazione mafiosa come compartecipe della cosca Iannazzo oltre che per altri reati, fra cui lesioni pluriaggravate nei confronti del fratello Marcello commissionate proprio al clan Iannazzo. Francesco Perri, secondo gli inquirenti, commissionò alla cosca la gambizzazione di Marcello quando, a causa di contrasti insorti nella gestione delle attività di famiglia, minacciò di cedere le sue quote societarie. La cosca Iannazzo avrebbe sostenuto gli interessi di Francesco Perri impedendo l’apertura di supermercati da parte di una nota catena commerciale concorrente o intervenendo per allontanare dei giovani che infastidivano i clienti davanti a una delle sue rivendite. Il clan sarebbe anche intervenuto quando qualcuno trafugò la salma di Antonio Perri facendo in modo che fosse ritrovata. Perri, in sostanza, avrebbe instaurato con la famiglia Iannazzo un rapporto “sinallagmatico” che gli avrebbe consentito, tra le altre cose, di avere il monopolio sulla distribuzione di generi alimentari, attraverso i suoi supermercati, a Lamezia Terme.