Oltre cento allevatori aderenti alla Coldiretti hanno inscenato questa mattina a Catanzaro un sit-in di protesta contro il “caro energia” e contro l’aumento dei costi di produzione. “La situazione – ha detto il direttore della Coldiretti Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia Pietro Pozzo – è ormai insostenibile, è necessario dare immediatamente sostegno alle aziende zooteniche che soffrono l’incredibile aumento dei costi di produzione – fino al 143% in più per i soli mangimi – e soffrono poi per il caro energia e per le speculazioni e non possono pensare di vendere ai prezzi del 2019. Non si può abbandonare la zootecnia, perché questo significa perdere reddito e posti di lavoro e soprattutto non avere cura della salvaguardia del territorio, basti pensare all’importanza della transumanza in Calabria. Sono urgenti immediati interventi perché se continua così – ha proseguito Pozzo – è a rischio la tenuta di una filiera che in Calabria ha numeri importanti: 5mila allevamenti bovini, 7mila ovi-caprini e 30mila persone impiegate”.
Una delegazione di allevatori Coldiretti, rappresentati anche dal presidente interprovinciale Fabio Borrello, si è recata in Prefettura per consegnare un documento contenente le richieste del settore zootecnico. Iniziative analoghe a quella di Catanzaro si sono svolte anche a Cosenza e Reggio Calabria.
Delegazioni degli allevatori hanno consegnato ai prefetti un documento con richieste e soluzioni, che, è stato assicurato, sarà trasmesso al Governo Nazionale. Coldiretti chiede incentivi alle operazioni di ristrutturazione e rinegoziazione del debito bancario delle imprese agricole fino a 25 anni attraverso l’utilizzo della garanzia 100% copertura pubblica e gratuita dell’Ismea. Si chiede inoltre un’indagine dell’lspettorato del Mipaaf su tutte le industrie e le catene della GDO che stanno speculando sul prezzo del latte e degli altri prodotti. Ed ancora: sblocco dei 200 milioni di euro dei fondi Mipaaf per il cibo agli indigenti con vincolo, per le aziende che partecipano ai bandi, di rispettare la normativa contro le pratiche sleali, in particolare sui costi di produzione; stop a contributi pubblici per aziende agroalimentari che non rispettano le norme sulle pratiche sleali; sblocco immediato dei decreti attuativi Mipaaf e dei bandi per 2,7 miliardi di euro del Pnrr: 1,5 miliardi di euro per pannelli fotovoltaici sui tetti, per aiutare le stalle a raggiungere l’autonomia energetica senza consumo di suolo; 1,2 miliardi di euro per contratti di filiera, per favorire un più equo riparto del valore. Per quanto concerne i fondi nazionaliè richiesto lo sblocco immediato dei pagamenti Agea/Arcea di 26 milioni di euro per aiuti agli allevatori di bovini da latte fermi da agosto 2021; sblocco dei pagamenti per 90 milioni di euro dei fondi zootecnia aiuti Covid del Mipaaf;aiuti per gli allevatori di razze autoctone, ed in particolare per la podolica, a valere sui fondi per le filiere. In tema di semplificazioni dal Ministero della Transizione ecologica, Coldiretti sollecita lo sblocco della proroga degli incentivi al biogas e finanziamento degli impianti per coloro che hanno presentato domanda al GSE per favorire la transizione ecologica e l’economia circolare, che consente di trasformare gli sprechi in energia.
Nel documento si evidenzia pure “l’annoso problema della fauna selvatica che in alcune aree del paese (scongiurato al momento in Calabria) è causa della diffusione della Peste suina. Non è più rinviabile l’intervento di modifica della legge 157 del 1992 (Norme sulla fauna selvatica). Basta cambiare un solo articolo per migliorare la vita di migliaia di agricoltori e allevatori. Una situazione di diffusa sofferenza nell’intero settore zootecnico, che coinvolge gli allevatori di bovini da carne, suini, avicoli e ovicaprini.
“I dati – da tetto Franco Aceto, presidente di Coldiretti Calabria – parlano da se. Quest’anno produrre cereali, come ad esempio il grano, costa agli agricoltori 400 euro ad ettaro in più, mentre per i produttori di olio extravergine d’oliva e di vino i costi medi di produzione sono aumentati del 12%. Ma il boom dei costi energetici – ha spiegato – riguarda anche il riscaldamento delle serre per piante e fiori con rincari del 30% e i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita. Nel giro di un anno la bolletta mensile di un’azienda florovivaistica media è passata, infatti, da 1700 euro a 6100 euro. E ad aumentare sono pure i costi per la pesca, con la flotta costretta rimanere in banchina. Ed ancora: +70% costi dell’energia (con picchi del 640% tra il 2019 e 2022), +40% costo dei mangimi, +143% costo di alcuni concimi. In queste condizioni sfido chiunque ad andare avanti. Sono a rischio chiusura tutte le imprese, anche le più virtuose quelle che hanno aperto all’innovazione e molte, aggiunge, condotte da giovani”.
“Il prezzo del latte alla stalla – chiarisce Aceto – non copre l’incremento dei costi di produzione e questo genera una situazione non più sostenibile che si riflette su un clima di estrema sfiducia. Servono interventi immediati -per evitare che gli allevatori sottoscrivano accordi al ribasso o cedano ai ricatti di chi vuole approfittare della situazione di emergenza. Le imprese hanno bisogno di stabilità per avere certezze di futuro – conclude Aceto -da qui le richieste al Presidente del Consiglio Mario Draghi, attraverso i Prefetti, per un intervento urgente sui Ministeri competenti che devono mettere in campo velocemente, tutte le azioni necessarie per agricoltori e allevatori”.