Il viaggio attraverso le meraviglie delle Biblioteche d’Italia ci porta questa settimana alla Biblioteca Nazionale di Cosenza, tra le più giovani in Italia, che conserva oltre 230.000 volumi e il fondo Bellini. I visitatori vengono condotti in un percorso virtuale alla scoperta delle 46 biblioteche dello Stato, grazie ad una serie di reportage promossi sui canali social dal Ministero della Cultura guidato da Dario Franceschini. Più di cento documenti originali sul grande compositore italiano Vincenzo Bellini arricchiscono la collezione musicale custodita dalla Biblioteca nazionale di Cosenza che oltre ai volumi custodisce numerosi cimeli, come quadri, strumenti musicali e abiti di scena legati alla musica classica. Tra questi spicca un antico violino del Settecento di scuola veneziana, donato dalla famiglia Giacomantonio, restaurato ed esposto nella sala conferenze della Biblioteca. L’istituzione della Biblioteca nazionale a Cosenza nasce nel 1978 su iniziativa del ministro dei Beni culturali Dario Antonozzi, che ne ufficializza l’avvio come sezione staccata della Biblioteca nazionale di Napoli. “La Biblioteca nazionale nasce a Cosenza, dove erano già presenti la Biblioteca Civica, istituita nel 1500, parte dell’Accademia cosentina e la biblioteca dell’Università della Calabria. Per evitare di creare un eventuale doppione, venne deciso che si caratterizzasse con l’acquisizione dei fondi musicali, grazie alla presenza di una buona tradizione musicale nel territorio”, ha spiegato il direttore Massimo De Buono, ricordando come “la diversificazione sia proseguita non solo con i testi musicali, ma anche con i nuovi testi giuridici e nuove acquisizioni che ci hanno consentito di diventare riferimento per il Polo bibliotecario regionale”. Da dicembre del 1991 viene concessa l’autonomia da Napoli e ila Nazionale di Cosenza viene inserita ufficialmente tra le Biblioteche pubbliche statali. Unica nel suo genere in Calabria è specializzata anche per funzioni di biblioteca universitaria. Tra i documenti di grande pregio anche i fondi provenienti dalle famiglie locali: quello Maria Greco con circa 10mila documenti, il fondo Schettini che ne conta circa 6.500, il fondo De Novellis con 4.000 documenti, il fondo Sanislao Giacomantonio con 2.700 manoscritti musicali e cimeli. E poi il fondo Pietro Argento, direttore d’orchestra, il fondo Mazzuca, compositore, il fondo Giuliano, mecenate catanese del XIX secolo, e il fondo Bedarida, accademico francese.