LAMEZIA TERME. Settanta condanne, 20 assoluzioni e una prescrizione. A poco meno di 2 anni dalla mega operazione Rinascita Scott coordinata dalla Dda di Catanzaro contro le cosche vibonesi ed i presunti legami con ambienti massonici, imprenditori, forze dell’ordine, politici e pubblici funzionari, arriva un primo responso giudiziario con la sentenza del gup di Catanzaro Claudio Paris al termine del procedimento condotto con rito abbreviato. Le pene inflitte – scontate di un terzo per la scelta del rito – variano da un massimo di 20 anni ad un minimo di dieci mesi. Alla lettura del dispositivo erano presenti nell’aula bunker di Lamezia Terme, il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri ed i pm applicati al processo Annamaria Frustaci, Antonio De Bernardo e Andrea Mancuso, e l’aggiunto Giulia Pantano. Condannato a 20 anni di reclusione Pasquale Gallone, ritenuto elemento apicale della della cosca al vertice dell’intera consorteria vibonese, considerato il braccio destro del boss Luigi Mancuso, colui che veicolava le direttive del capo ai sodali della cosca. Sedici anni sono stati comminati a Gregorio Gasparro che avrebbe comandato, insieme a Saverio Razionale e a Rosario Fiarè (imputati nel processo con rito ordinario) la cosca di San Gregorio D’Ippona. Altro elemento di spicco della cosca di San Gregorio è Gregorio Giofrè per il quale sono stati comminati 13 anni. Giofrè aveva il compito di gestire le attività estorsive e di mantenere i contatti con le altre articolazioni dell’associazione criminale vibonese. Assolto l’imprenditore e avvocato Vincenzo Renda, accusato di essere partecipe nell’articolazione dei Mancuso di Limbadi. Secondo l’accusa Renda direttore tecnico e comproprietario della società “Genco Carmela e Figli srl”, amministratore unico delle società “Calfood srl” e “Itc srl”, devolveva alla cosca somme di denaro con vantaggio per i Mancuso di percepire risorse a cadenze fisse e per Renda di sbaragliare la concorrenza e ottenere protezione. Condannato a 15 anni 4 mesi Domenico Camillò, al vertice della cosca “Pardea-Ranisi” di Vibo Valentia. Venti anni sono stati comminati a Domenico “Mommo” Macrì, capo, insieme a Camillò, del sodalizio criminale di Vibo Valentia, considerato al vertice dell’ala militare. Venti anni anche a Francesco Antonio Pardea, “promotore e direttore del sodalizio, con il compito di individuare i bersagli delle attività estorsive e delle azioni ritorsive”. Quattordici anni sono stati inflitti nei confronti di Sergio Gentile, partecipe al gruppo dei Lo Bianco Barba di Vibo e 16 anni a Domenico Pardea, accusato di essere a capo della consorteria “Pardea-Ranisi” nel territorio di Pizzo. Oltre a Renda sono stati assolti – sei erano state chieste dall’accusa – Emanuela Chilla, Sapienza Comerci, Francesca Comito, Antonio Di Virgilio, Matteo Famà, Nicola Fera, Maurizio Fiumara, Annunziata Carmela Gerace, Francesco Gerace, Gabriele Giardino, Girolamo Giardino, Michele Giardino, Emanuela Gradia, Francesco La Bella, Giuseppe Lo Bianco, Vincenzo Mazzitelli, Rosalba Perfidio, Fabio Scalamandrè, Raffaele Solano. Prescritto Giovanni Vecchio.