Droga venduta da minori ad altri minori o ad adulti con un’attività di spaccio al dettaglio e h24, e poi e furti ed estorsioni in serie con il classico sistema del “cavallo di ritorno”: così due organizzazioni criminali riconducibili ad altrettanti nuclei familiari di etnia rom avevano trasformato una zona nell’area sud di Catanzaro, il quartiere Pistoia, in una enclave criminale, un “fortino” impenetrabile, controllato giorno e notte da vedette e persino da telecamere e altri sistemi di videosorveglianza. È questo il contesto che Carabinieri e la Polizia hanno svelato con l’operazione “Aesontium” coordinata dalla Dda, operazione che ha portato a 21 arresti (9 in carcere e 12 ai domiciliari) al termine di un’indagine partita nel settembre del 2016 con un sequestro di droga.
I dettagli dell’operazione sono stati illustrati in una conferenza stampa alla quale hanno partecipato il procuratore capo della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri, il procuratore aggiunto vicario Vincenzo Capomolla, il neo procuratore aggiunto Giancarlo Novelli, per l’Arma dei carabinieri il comandante provinciale, il colonnello Antonio Montanaro, e il comandante della Compagnia di Catanzaro, il capitano Ferdinando Angeletti; per la polizia il nuovo questore Maurizio Agricola, alla sua prima uscita pubblica, e il dirigente della Squadra mobile, Fabio Catalano.
L’operazione ha preso le mosse da due distinte attività di indagine condotte dall’Arma e dalla Polizia, poi riunite in un’unica indagine per la concordanza di risultanze sia sui soggetti coinvolti sia sul complessivo contesto criminale in cui si muovevano, localizzato in una delle aree periferiche più degradate di Catanzaro, Vial Isonzo, da cui il nome in codice “Aesontium”. Un contesto caratterizzato dalla presenza di due gruppi di etnia rom – uno riconducibile ai “Muntanaro” e l’altro ai “Diddi” – spesso in conflitto e in competizione tra di loro, ma capaci anche di allearsi e di collaborare quando uno dei due viveva un momento di difficoltà, dando vita a quello che gli investigatori hanno definito “una vera e propria sinergia delinquenziale”. Organizzazioni “fastidiose, perché “condizionavano la vita quotidiana delle persone e controllavano interi quartieri di Catanzaro”, le ha definite Gratteri.
Le due consorterie – è stato spiegato in conferenza stampa – avevano due canali di approvvigionamento della droga, il primo proveniente da soggetti legati alle cosche del versante ionico catanzarese, il secondo proveniente dalla Puglia e gestito da albanesi.
“Il canale pugliese – hanno spiegato gli inquirenti – era organizzato in modo molto particolare, perché i fornitori albanesi, particolarmente smaliziati, ricorrevano a vari stratagemmi per evitare di essere intercettati dalle forze dell’ordine, dirigendosi a Catanzaro a volte ‘a vuoto’, cioè senza stupefacente, o altre volte all’insaputa dei gruppi rom del capoluogo calabrese e nascondendo la droga in zone particolarmente impervie per poi contattare successivamente i vertici delle consorterie catanzaresi”.
Una volta ricevuta la droga, questa veniva smerciata, anche da minori, sulla piazza della “Catanzaro bene” e nei centri dell’hinterland del capoluogo: in totale sono state 70 le attività di spaccio riscontrate dalle forze dell’ordine nel corso di cinque anni di indagine, così come sono stati riscontrati almeno tre “cavalli di ritorno”. Gratteri ha evidenziato: “Da quando sono qui a Catanzaro sento sempre le persone dire ‘non compro la macchina se no me la rubano’, non è pensabile che nel 2021 in una città come Catanzaro si debba vivere con quest’ansia e con questa angoscia. Soprattutto – ha proseguito il procuratore di Catanzaro – non è concepibile che queste organizzazioni abbiano il controllo totale di interi quartieri di Catanzaro, che controllavano con telecamere come se fosse la polizia giudiziaria o un sistema di sicurezza di un Comune . Inoltre è emersa la spregiudicatezza di questi gruppi nel vendere in modo sistematico la droga a minorenni e nell’utilizzare a loro volta minorenni nella vendita. Questo è il massimo della spregiudicatezza e della crudeltà, significa che non c’è un minimo di coscienza. Questa operazione – ha poi concluso Gratteri – è un lavoro importante, che conferma la qualità della nostra polizia giudiziaria”.
Il questore Agricola ha sottolineato «l’assoluta sinergia operativa e la grande capacità di sintesi dell’autorità giudiziaria e della polizia giudiziaria”. Per il comandante provinciale dei carabinieri di Catanzaro, Montanaro, “il nostro obiettivo è dare risposte e dare il senso della presenza dello Stato e questa operazione è una risposta concreta e la riaffermazione della presenza dello Stato”.
Gratteri: “Alta qualità tecnica nelle indagini di Polizia e Cc”
“Sono soddisfatto di questa indagine e vorrei ancora ringraziare carabinieri e polizia per l’alta qualità nella tecnica di indagine che hanno adottato soprattutto della riservatezza e della professionalità. E come vedete finora, questa, è stata una costante. Mano a mano che passa il tempo non abbiamo più ormai da tempo latitanti e gente irreperibile, e questo vuol dire che la struttura, la squadra, sta funzionando e bene, senza sbavature”. Lo ha detto il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri a margine della conferenza stampa per illustrare gli esiti dell’operazione antidroga di polizia e carabinieri che ha disarticolato due organizzazioni che si erano spartite la principale piazza di spaccio di Catanzaro. “Spesso parlando non di questioni prettamente giuridiche – ha aggiunto Gratteri – mi è capitato di sentire persone che vivono nell’angoscia del furto della loro auto o che manifestano allarme per la droga venduta anche in pieno giorno. Anche questo tipo di indagini, e non stiamo parlando di tonnellate di cocaina o di organizzazioni internazionali, sono importanti perché noi dobbiamo occuparci pure della qualità della vita e della serenità del quotidiano dei nostri cittadini”. “E’ importante in questa attività di oggi – ha detto il Procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla – che le energie investigative della Squadra mobile e della Compagnia di Catanzaro, benché partite da origini diverse le indagini hanno consentito di convergere nell’individuazione di queste due organizzazioni criminali che avevano lo stesso canale di approvvigionamento”.