“Le misure di distanziamento fisico e la chiusura parziale delle attività occorse durante il 2020, nonché il clima di paura e incertezza legato alla diffusione della pandemia di Covid-19, hanno avuto pesanti ripercussioni sull’economia calabrese, che si trovava già in una fase di sostanziale stagnazione”. Lo evidenzia la Banca d’Italia nel rapporto annuale sull’economia della Calabria: il rapporto è stato presentato questa mattina in una conferenza stampa online presieduta dal direttore della filiale di Catanzaro di Bankitalia, Sergio Magarelli.
“Sulla base dei dati Prometeia, lo scorso anno – si legge nel report della Banca d’Italia – il Pil calabrese in termini reali sarebbe sceso di circa 9 punti percentuali, un dato sostanzialmente in linea con il resto del Paese. La caduta dell’attività economica è stata particolarmente ampia nel primo semestre dell’anno, in connessione anche al blocco più intenso e generalizzato della mobilità; dopo una ripresa nei mesi estivi, le nuove misure di contenimento introdotte per fronteggiare la seconda ondata pandemica avrebbero determinato una ulteriore contrazione, seppure più contenuta rispetto a quanto osservato in primavera”. Secondo Bankitalia “nel breve termine, la ripresa dell’attività economica sarà favorita dai progressi della campagna vaccinale di contrasto all’epidemia avviata in Italia a fine 2020. In prospettiva l’economia regionale potrebbe trarre impulso dai programmi pubblici avviati in risposta alla crisi pandemica, tra cui in particolare il Piano nazionale di ripresa e resilienza, soprattutto qualora questi riescano a incidere sui ritardi che condizionano il sistema produttivo calabrese, con riguardo ad esempio alla dotazione di infrastrutture e ai livelli di digitalizzazione”.
Bankitalia evidenzia che “l’emergenza Covid-19 ha avuto rilevanti ripercussioni sull’attività delle imprese. Le nostre indagini segnalano una diminuzione del fatturato molto diffusa per le aziende operanti in regione, riflettendo essenzialmente il forte calo dei consumi, oltre che i provvedimenti di chiusura e le altre restrizioni adottate per arginare la pandemia. Il settore più colpito dalla crisi pandemica è stato quello dei servizi privati non finanziari, in particolare i trasporti, il commercio al dettaglio non alimentare e il comparto alberghiero e della ristorazione, su cui ha inciso la caduta delle presenze turistiche”. Con riferimento al mercato del lavoro, secondo la Banca d’Italia in Calabria “le ricadute della crisi pandemica sono state rilevanti, annullando il modesto recupero dei livelli occupazionali che si era registrato a partire dal 2016. Il calo delle posizioni lavorative si è concentrato soprattutto tra gli autonomi e i dipendenti a termine, mentre il calo del lavoro dipendente a tempo indeterminato è stato contrastato da un eccezionale aumento dell’utilizzo degli ammortizzatori sociali e dal blocco dei licenziamenti.
Bankitalia: “Il reddito delle famiglie calabresi ridotto ai minimi termini”
“Le conseguenze della crisi pandemica sui redditi sono state intense. Il reddito disponibile delle famiglie calabresi, già nettamente inferiore a quello medio italiano, si è ridotto in termini reali del 3,3% nel 2020 rispetto all’anno precedente (-2,7%
in Italia), interrompendo la fase lievemente espansiva che si era avviata nel 2015”. Lo rileva la Banca d’Italia nel rapporto sull’economia della Calabria nel 2020 alla luce dell’emergenza Covid 19: il rapporto è stato curato dalla filiale di Catanzaro dell’istituto.
Sul calo dei redditi, spiega Bankitalia, “ha influito la dinamica negativa dei redditi da lavoro, mitigata però dalle misure pubbliche di sostegno ai lavoratori e alle famiglie”. In generale secondo Banca d’Italia “in base ai dati Istat dell’Indagine sulle spese delle famiglie nel 2019, la quota di famiglie in povertà assoluta, pur mantenendosi superiore a quella media nazionale, risultava in significativa diminuzione rispetto ai livelli degli anni precedenti. Le stime preliminari per il 2020, disponibili solo per il Mezzogiorno e l’Italia, ne segnalano però un nuovo rilevante aumento”. Bankitalia rileva poi che “nel 2020, anche a seguito del calo del reddito familiare indotto dalla crisi da Covid-19, è cresciuto il ricorso al Reddito e alla Pensione di cittadinanza (Rdc e Pdc). Il numero di famiglie beneficiarie a dicembre ha sfiorato le 81.000 unità, in aumento del 15,8% rispetto alla fine del 2019 (20% in Italia). Per fornire un aiuto immediato alle famiglie gravemente colpite dagli effetti economici della pandemia – ricorda inoltre l’istituto – è stato varato in maggio il Reddito di Emergenza (Rem), una misura temporanea simile al Reddito di cittadinanza ma con criteri di accesso meno restrittivi. Secondo nostre stime, Rdc, Pdc e Rem a dicembre 2020, hanno consentito di raggiungere complessivamente il 13,1% delle famiglie residenti (11,5% nel Mezzogiorno e 6,1% in Italia)”.