Sono 25 le associazioni e comitati ambientalisti che a maggio si daranno appuntamento davanti ai principali depuratori della costa tirrenica cosentina. “L’Alleanza per salvare il mare – spiega una nota – vuole così richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica sul problema del mare sporco. Già dallo scorso autunno la rete ambientalista sta portando avanti un’interlocuzione con le istituzioni, in particolare con i comuni che sono preposti a garantire una corretta depurazione delle acque e con l’Arpacal che invece ha un ruolo di controllo e monitoraggio. I volontari hanno incontrato anche l’assessore regionale, Sergio De Caprio che – continua la nota – si è mostrato attento e sensibile alla questione e il direttore scientifico dell’Arpacal, Michelangelo Iannone. Da questi primi incontri le associazioni attendono segni tangibili di cambiamento, affinché avvenga una svolta, non più rinviabile, nella gestione del sistema di depurazione”.
Secondo le associazioni “purtroppo la situazione è gravissima, gli impianti sono del tutto obsoleti e insufficienti. Soprattutto durante la stagione estiva, la problematica si aggrava e rischia di minare seriamente la vocazione turistica delle aree costiere. In realtà più che di manutenzione, questi impianti vetusti avrebbero bisogno di essere sostituiti da impianti più efficaci, di nuova generazione; i cospicui finanziamenti europei e nazionali destinati all’ambiente potrebbero essere utilizzati in tal senso”.
L’Alleanza per salvare il mare, prosegue il documento, ” dice no alla recente proposta di Protocollo d’intesa, promossa dalla Provincia di Cosenza perché non lo ritiene uno strumento utile e funzionale alla salvaguardia e alla tutela del mare. Il protocollo – per gli ambientalisti – genera confusione e sovrapposizioni di responsabilità fra chi ha un ruolo specifico, amministrativo, politico, e quindi ha il dovere di garantire che il mare sia pulito, come i comuni, e chi invece ha il ruolo di controllo, di monitoraggio e vigilanza, come Arpacal e Capitaneria di Porto. La cittadinanza attiva ha il compito di sollecitare l’attenzione delle istituzioni su queste problematiche, affinché i beni comuni siano sufficientemente tutelati. Proprio per garantire questi diritti primari, lo scorso autunno, l’Alleanza ha intrapreso un’interlocuzione puntuale con le istituzioni, a partire dai comuni per arrivare a livello regionale e alle sue agenzie di controllo. L’Alleanza si è rivolta a tutti i comuni della costa tirrenica inviando loro le prime lettere di richiesta d’informazione sullo stato di depurazione delle acque, a cui è seguita una richiesta di accesso agli atti. Ad oggi hanno risposto pochissimi comuni, inoltre le risposte ricevute sono del tutto insufficienti rispetto ai quesiti posti. L’Arpacal, l’agenzia regionale preposta al monitoraggio, al controllo e al supporto nella progettazione di nuovi impianti, da venti anni a questa parte – denunciano gli ambientalisti – è del tutto sottodimensionata per risorse economiche e personale dedicato”.
Per la rete ambientalista “è necessario potenziarla affinché possa svolgere al meglio le sue funzioni istituzionali. Il potenziamento dell’Arpacal – si fa rilevare – è uno dei punti inseriti nel documento realizzato dall’Alleanza che evidenzia, tra le altre questioni, la necessità di tenere puliti i fiumi da agenti inquinanti, di controllare eventuali scarichi abusivi e di tutelare le spiagge aggredite dall’erosione costiera e dallo sfruttamento intensivo dei lidi”.