“Un uomo, marito e padre, cittadino della Locride, morto a soli 66 anni a Reggio Calabria dopo tre settimane di agonia. La morte, causata da un’ischemia è avvenuta il 12 dicembre 2019 dopo un calvario durato tre settimane, una tragedia che potrebbe essere stata causata dalla negligenza dei medici che a Locri – secondo la famiglia – hanno trattato il caso con troppa superficialità. Giuseppe Amante ha trascorso giorni interi in un letto d’ospedale senza ricevere le cure necessarie per l’ischemia che lo aveva colpito, dopo giorni di diagnosi sbagliate è stato trasferito, quando ormai era troppo tardi, all’ospedale di Reggio Calabria, dove sin dall’inizio c’era il reparto munito degli strumenti necessari (Stroke Unit). Le ultime ore della sua vita le ha trascorse in attesa di un’ambulanza che potesse trasferirlo da Locri a Reggio. Un’ambulanza chiamata in codice giallo (che solo dopo si è trasformato in rosso), per questo il trasferimento avviene dopo 6 ore di attesa. Qui tramite una risonanza magnetica viene fatta la giusta diagnosi, ma dopo qualche ora Amante muore nel reparto di terapia intensiva, l’ischemia era ormai in fase acuta. Questa la posizione della famiglia di Giuseppe Amante che lotta da mesi per far emergere la verità su un caso che, tuttavia, rischia di essere archiviato. «Chiediamo Giustizia perché nella Locride non si può continuare a morire in questo modo, il nostro diritto ad essere curati deve essere tutelato da chi di competenza. Continuamente trattati come cittadini di serie Z, ogni tanto qualcuno vorrebbe darci l’illusione di averci fatto un “regalo” quando in ospedale portano un nuovo strumento diagnostico, che poi con ogni probabilità non funzionerà per anni e se funzionerà lo farà a fasi alterne perché mancano i medici. È il caso della nuovissima risonanza magnetica, inaugurata con tanto di pasticcini, settimane fa a Locri, e mai messa in funzione nonostante le promesse dei vertici sanitari. Parole e promesse che cadono completamente nel vuoto, e intanto si continua a morire di malasanità. Se ci fosse stata prima a Locri, quella risonanza magnetica in funzione, avrebbe potuto salvare la vita a nostro padre perché avrebbe permesso di effettuare la giusta diagnosi. Una diagnosi che è stata tempestivamente fatta a Reggio dove c’è la Stroke Unit, ma dove era arrivato ormai in fin di vita. Oggi il dolore e la rabbia per una morte così assurda si fanno ancora più strazianti perché il caso rischia di essere archiviato in sede penale. Ma noi ci batteremo, vogliamo tutta verità! La Legge ci dice che non c’è responsabilità penale se non c’è la piena certezza che un “diverso (o corretto)” comportamento da parte dei medici avrebbe potuto salvare la vita a nostro padre. Oltre al danno la beffa! Abbiamo la certezza, e lo dimostreremo, che con i giusti strumenti diagnostici e con maggiore attenzione da parte dei medici, le cose sarebbero andate sicuramente in modo diverso. Ma la cosa che ci preme evidenziare è che: se ci fosse stata anche solo una piccolissima possibilità di vivere, a nostro padre doveva essere data e non negata a prescindere! Vogliamo sapere se questa tragedia poteva essere evitata, perché quando si parla di una vita spezzata e di una famiglia distrutta non si può far finta di nulla, non si può continuare ad agire con superficialità quando di mezzo ci sono delle vite umane. La Giustizia nella quale abbiamo sempre creduto ha il dovere di fare piena luce. Lo deve fare per Giuseppe Amante e per tutti i cittadini della Locride. Nessuno merita di morire in questo modo”.
La famiglia Amante