Una cosca mafiosa vera e propria ed un gruppo dedito al narcotraffico ma collegato alla ‘ndrangheta. Con l’operazione “Joy’s Seaside”, condotta stamani dalla Polizia di Stato e coordinata dalla DDA di Reggio Calabria, sono state colpite due organizzazioni. Le indagini del Commissariato di Gioia Tauro, condotte da aprile 2017 fino ad oggi con l’esecuzione di 17 misure cautelari (di cui 2 ai domiciliari), hanno accertato l’attuale esistenza e operatività della cosca De Maio-Brandimarte, una volta federata al gruppo Molè, a sua volta un tempo facente parte del cartello Piromalli-Molè fino all’omicidio di Rocco Molè. La ‘ndrina De Maio-Brandimarte, così, si era ritagliata uno spazio tutto suo, all’interno di parte del lungomare di Gioia Tauro, che era diventata la roccaforte della consorteria criminale e principale piazza di spaccio per la sostanza stupefacente, in particolare cocaina, hashish e cannabis sativa.
Le accuse per i 19 indagati, due dei quali irreperibili al momento dell’esecuzione della misura cautelare e attivamente ricercati, sono a vario titolo, di associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico internazionale, concorso in detenzione, vendita e cessione a terzi di sostanze stupefacenti, anche in ingente quantitativo, concorso in detenzione di armi e munizioni, danneggiamento, estorsione ed altri reati. Personaggio-chiave e punto di partenza delle investigazioni si è rivelato il 64enne Pasquale De Maio, detto “u Rapinu”, secondo l’accusa boss dell’omonima consorteria mafiosa, tratto anch’egli in arresto stamane, soggetto di estrema pericolosità sociale, gravato da numerosi precedenti, ritenuto elemento di spicco della ‘ndrine federate, in nome e per conto delle quali egli ha sempre operato, particolarmente attivo a cavallo degli anni ‘80 e ‘90, quando guerre di mafia seminavano il terrore nelle strade dei principali centri della Piana di Gioia Tauro. Il “Rione Marina” e il “Lungomare” di Gioia Tauro erano diventati “quartier generale” ed “enclave” della consorteria mafiosa, luogo ideale per intrattenere incontri riservati tra appartenenti al sodalizio, ricevere boss, gregari e personaggi di rilievo di altre articolazioni ‘ndranghetiste, anche in pieno giorno, approfittando della protezione che i luoghi hanno offerto, anche grazie alla tacita connivenza degli abitanti.
Presso il chiosco di rivendita di bibite ed alimenti della famiglia De Maio – nelle adiacenze del Pontile del “Lungomare” di Gioia Tauro – sono stati documentati, grazie alle video-riprese delle telecamere piazzate dagli investigatori, veri e propri summit finalizzati alla gestione del narcotraffico sul territorio e volti a disporre la spartizione dei territori, alla risoluzione delle problematiche nei rapporti interpersonali, tra appartenenti allo stesso schieramento, ovvero nei rapporti con altre ‘ndrine operanti nella zona.
Gli esponenti della ‘ndrina De Maio-Brandimarte ricevevano gli appartenenti ad altre ‘ndrine della Piana di Gioia Tauro, certificando, così, il riconoscimento di quest’ultima da parte delle cosche storiche della ‘ndrangheta: gli Alvaro di Sinopoli, i Pesce, i Cacciola ed i Bellocco di Rosarno, tanto che tutti hanno inviato i propri emissari a Gioia Tauro. Nel corso delle indagini i poliziotti del Commissariato di Gioia Tauro hanno arrestato in flagranza di reato 16 indagati e sequestrato cospicui quantitativi di droga ed armi.
Il sindaco di Gioia Tauro Alessio: “Saremo parte civile”
“Fatto salvo il diritto di ogni indagato alla presunzione di innocenza, questa Amministrazione non può non rilevare come ancora una volta il buon nome e l’immagine di una città laboriosa ed onesta, sia sporcato da minoranze criminali che limitano la libertà dei cittadini ed impediscono l’affermarsi di quelle condizioni di legalità, foriere di sviluppo economico e sociale e di benessere per tutti”. Lo afferma, in un comunicato, il sindaco di Gioia Tauro, Aldo Alessio, in riferimento all’operazione “JoysSeaside“ che ha disarticolato una consorteria mafiosa dedita a reati di narcotraffico internazionale, detenzione di armi, danneggiamenti ed estorsione, annunciando che la sua amministrazione si costituirà parte civile nel processo.
“L’amministrazione comunale – scrive il sindaco – saluta e ringrazia magistrati e forze dell’ordine in questo sforzo difficile e costante per la liberazione del nostro territorio delle forze dell’antistato e per affermare la supremazia della legge e delle giuste regole di convivenza.Abbiamo pagato – continua – e paghiamo ancora all’attualità, le conseguenze della dimostrata infiltrazione mafiosa del Comune e dell’assoggettamento di pubblici funzionari ed amministratori al potere delle cosche. La nostra città – dichiara Alessio – che ha tutte le condizioni per essere la prima e più ricca della Calabria,non vuole pagare più il prezzo di questo asservimento. Chiediamo – conclude – che tutti i cittadini onesti e laboriosi, consapevoli dell importanza di questa dura lotta per la libertà, aiutino il lavoro ed il sacrificio di chi lavora quotidianamente per una città sicura e normale”.