Arresti domiciliari per cinque indagati e sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio nei confronti di un sesto. Va avanti l’inchiesta della Digos sui brogli elettorali che si sarebbero verificati in occasione delle ultime elezioni comunali tenutesi a Reggio Calabria il 20 e 21 settembre dello scorso anno. Una nuova ordinanza ha raggiunto il consigliere comunale del Partito Democratico Antonino Castorina, già agli arresti domiciliari da dicembre scorso, quando nella prima tranche dell’inchiesta il gip aveva emesso la misura a suo carico e per un presidente di seggio, Carmelo Giustra.
Gli agenti della Digos, coordinati dal procuratore della Repubblica Giovanni Bombardieri, dal procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto Paolo Petrolo, hanno eseguito una nuova ordinanza di misure cautelari. Le dichiarazioni rese da Carmelo Giustra hanno aiutato gli inquirenti a contestare a vario titolo agli indagati reati di alterazione del voto, falsità ideologica in atto pubblico ed abuso d’ufficio.
I cinque destinatari di arresti domiciliari sono lo stesso consigliere Castorina, indagato per ulteriori ipotesi di reati elettorali, nonché in concorso per abuso d’ufficio e falsità ideologica in atto pubblico; Francesco Laganà, consigliere comunale nel comune di Calanna (RC), indagato per concorso materiale e morale in varie ipotesi di reati elettorali; Simone D’Ascola, indagato per concorso materiale e morale in varie ipotesi di reati elettorali; Fortunato Morelli, giornalista, indagato per concorso materiale e morale in varie ipotesi di reati elettorali; Giuseppe Saraceno, zio di Castorina, scrutatore, indagato per concorso materiale e morale in varie ipotesi di reati elettorali. La misura interdittiva è stata emessa a carico di Antonino Covani, responsabile, all’epoca dei fatti, del Servizio Elettorale del Comune di Reggio Calabria, indagato per concorso in abuso d’ufficio e falsità ideologica in atto pubblico. Gli inquirenti, nel corso della conferenza stampa, hanno parlato di un sistema preordinato da tempo, almeno dal 2018, quando Castorina riuscì a entrare con una “autonomina” all’interno della commissione elettorale consiliare quale semplice partecipante, non avendone alcun diritto. Per quella vicenda risulta indagato, senza essere destinatario di alcuna misura cautelare, l’ex presidente del consiglio comunale, Demetrio Delfino, il quale avrebbe preso atto della nota di Castorina di fatto nominandolo componente della commissione. Quanto ai mancati controlli che hanno consentito a Castorina di “piazzare” alcuni scrutatori che venivano “nominati” anziché scelti col sorteggio, come prescrive la legge, gli inquirenti hanno parlato di una “sciatteria amministrativa” in capo all’amministrazione Falcomatà.
“Ovviamente – hanno precisato i due procuratori – bisogna tenere distinti i piani della responsabilità politica, amministrativa, e penale, interessando alla Procura solo quest’ultima”. Dai riscontri effettuati emergerebbero precise responsabilità strumentali al progetto illecito del consigliere Castorina in un contesto collaudato di emissari reperibili al bisogno, consolidato da una vasta rete di amicizie, parentele, clientelarismi. Emblematica secondo l’accusa la vicenda delle sezioni 172 e. 184, dove l’immediata risposta alle difficoltà dovute alla mancata assegnazione della presidenza al presidente designato da Castorina, aveva costretto il consigliere a mettere in piedi un piano alternativo con il necessario coinvolgimento di soggetti fidati ed efficaci, secondo quello che è stato ricostruito come un meccanismo assai efficiente. Il tutto grazie a un’articolata tela di rapporti e amicizie di varia natura con i più disparati soggetti, talvolta sfruttando la loro indigenza, talaltra la loro dimensione “postulante” in ragione di eventuali ed indefiniti futuri favori da elargire.