COSENZA/ Una truffa ai danni dell’Azienda ospedaliera di Cosenza è stata scoperta da carabinieri e Guardia di finanza che stanno eseguendo un’ordinanza cautelare, emessa dal Gip di Cosenza, applicativa della misura degli arresti domiciliari nei confronti di quattro, fra funzionari e dirigenti, della società, aggiudicataria dell’appalto delle pulizie e dei relativi servizi integrativi dell’Azienda. Contestualmente è in corso un sequestro preventivo nei confronti anche di un altro indagato, per un importo complessivo di 3.092.416,04 euro. I reati contestati sono truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture.
Sono quattro le persone finite agli arresti domiciliari nel corso dell’operazione che Carabinieri e Guardia di Finanza hanno condotto oggi su presunte carenti pulizie effettuate nell’ospedale di Cosenza. Si tratta di Gianluca Scorcelletti, 54 anni, originario di Pesaro, Fabrizio Marchetti, 47 anni, di Roma, Salvatore Pellegrino, 53 anni, di Catanzaro, e Massimiliano Cozza, 48 anni, di Cosenza. Un’altra persona, Monica Fabris, 56 anni, di Mirano (VE), è stata destinataria di un provvedimento di sequestro I militari hanno anche eseguito un sequestro preventivo per equivalente per un importo complessivo di 3.092.416,04 euro. Tutti sono dipendenti della società Coopservice di Reggio Emilia, che ha l’appalto per le pulizie nel nosocomio cosentino. I reati ipotizzati a vario titolo sono truffa aggravata ai danni dello Stato e frode in pubbliche forniture.
Particolarmente impegnativa per gli investigatori la ricostruzione dei complessi meccanismi contabili e procedurali, attraverso i quali si è realizzato l’illecito arricchimento. Dalle indagini sarebbe emersa “un’evidente sproporzione” tra le ore di lavoro effettuate dai dipendenti della ditta appaltatrice e quelle effettivamente pagate dall’Azienda Ospedaliera. Le attività investigative – sviluppatesi con intercettazioni telefoniche, acquisizioni di documentazione, informazioni fornite dal personale medico e degli addetti alle pulizie, corroborate da riscontri contabili e approfondimenti sul contratto stipulato e sui successivi atti amministrativi adottati, a cura dei finanzieri del nucleo di polizia economico-finanziaria, avrebbero permesso di far luce su ulteriori reati. I locali dell’ospedale non erano adeguatamente puliti, per inadeguatezza ed insufficienza delle risorse impiegate oltre che per la carente attività di controllo. Agli atti dell’indagine anche le segnalazioni redatte dei primari dei vari reparti dell’ospedale che contestavano la qualità del servizio reso. In particolare, gli accertamenti svolti hanno evidenziato che le prestazioni di servizi di igiene e cura alla persona rese dalla società privata negli Ospedali cosentini, di competenza del personale “OSS”, di fatto venivano svolte, anche da personale addetto alle pulizie. Ne consegue che personale assunto per espletare servizi di pulizie veniva, almeno in parte, destinato a servizi di assistenza ai degenti, in spregio alle norme di igiene ed in violazione delle norme contenute nel codice degli appalti che prevedevano l’instaurarsi di un diverso iter amministrativo.
Da un’accurata ricostruzione delle prestazioni pagate per servizi mai resi, da agosto 2014, data di avvio delle condizioni di appalto, a novembre 2018, è stato possibile quantificare l’importo illecitamente sottratto in 3.092.416,04 euro. A questa somma – sostengono gli inquirenti – va aggiunta quella ulteriore di circa 1.300.000 euro, determinata da fatture, non ancora pagate, in ordine alle quali la società ha avanzato un’azione civile esecutiva nei confronti dell’Azienda ospedaliera. Parallelamente, è stata riscontrata una responsabilità per gli stessi pubblici ufficiali che, senza controllare in alcun modo le prestazioni rese e neppure la documentazione a supporto dello svolgimento dei servizi espletati, hanno liquidato le fatture per servizi non resi.
L’indagine, secondo quanto reso noto, ha avuto inizio nell’aprile 2018 dopo che la procura aveva disposto un’ispezione igienico-sanitaria nei locali dell’Ospedale, eseguita dai militari del Nucleo Operativo della Compagnia di Cosenza e del N.A.S. Carabinieri del capoluogo bruzio, unitamente a personale dello Spisal di Catanzaro e dall’Ispettorato territoriale regionale del Lavoro di Reggio Calabria. Dalle verifiche erano emerse gravissime carenze igienico-sanitarie, tanto da determinare il sequestro di alcuni locali, sale operatorie e reparti ospedalieri.
Le problematiche rilevate hanno indotto la procura a disporre un approfondimento investigativo sul rispetto delle condizioni contrattuali del bando di gara del 4 maggio 2012, indetto dalla Regione Calabria in relazione ai “Servizi di pulizia e servizi integrativi” presso l’Azienda Ospedaliera di Cosenza. L’ulteriore attività investigativa è stata delegata ed eseguita dai finanzieri del Nucleo di Polizia economico-finanziaria e dai carabinieri della compagnia di Cosenza, con il contributo dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro e della Vigilanza Ispettiva dell’Inps di Reggio Calabria. Dal lavoro degli investigatori sarebbe emerso un quadro allarmate soprattutto dal punto di vista igienico-sanitario, a causa dell’assoluta inadeguatezza, sia sul piano quantitativo che qualitativo dei servizi svolti dalla società affidataria dell’appalto. A ciò si aggiungeva l’indebito arricchimento per la società realizzato attraverso le condotte degli indagati, destinatari di misura cautelare personale, nei loro ruoli di referenti locali e dirigenti nazionali della società, aggiudicataria dell’appalto delle pulizie, che, mediante artifici e raggiri consistiti nell’aver prodotto dati non veritieri, sarebbero riusciti ad ottenere il pagamento di ore di lavoro relative a servizi integrativi e complementari mai effettuate per un ammontare di 3.092.416,04 euro.
“In pratica accadeva che una mattina qualcuno si alzava e diceva “oggi fatturiamo X” e proponeva questo dato, qualcuno ci metteva una firma sotto e si andava alla liquidazione” ha detto Mario Spagnuolo, procuratore capo di Cosenza, che ha partecipato questa mattina alla conferenza stampa sugli arresti. Spagnuolo ha fortemente stigmatizzato quanto accadeva. “Con questi meccanismi si erode l’erario pubblico – ha detto – perché si pagano soldi che non dovrebbero essere pagati e si rende un pessimo servizio alla collettività, in poche parole vi è una sorta di crisi dell’impianto base del funzionamento democratico della società”.