CATANZARO. Fortunato Patania, boss della ‘ndrangheta ucciso nel settembre 2011, fu assassinato nell’ambito dei nuovi equilibri che le cosche del Vibonese stavano ridisegnando con le armi. È quanto emerge dalla nuova operazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro che ha portato all’emissione di tre provvedimenti di custodia cautelare in carcere per l’omicidio di Patania. Pochi giorni fa erano finiti in carcere gli autori di quel delitto e gli altri componenti del commando, ma proprio uno di loro, Raffale Moscato, accusato di avere materialmente sparato a Patania, ha deciso di collaborare e di svelare ruoli e coinvolgimenti. Le squadre mobili di Catanzaro e di Vibo Valentia, insieme al Servizio centrale operativo della Polizia, hanno fatto scattare le manette nei confronti di Francesco La Bella, 42 anni, e Michele Pietro Russo, 26; una terza persona, Salvatore Tripodi, 44 anni, è invece irreperibile. Grazie alle informazioni fornite dal nuovo collaboratore, confrontate con i riscontri investigativi, è stato possibile evidenziare che Tripodi sarebbe stato uno dei mandanti e degli organizzatori del delitto; La Bella sarebbe stato, insieme a Moscato, uno degli autori materiali, mentre Russo si sarebbe occupato del recupero dei killer dopo l’agguato. Nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro, il neo questore Giuseppe Racca ha sottolineato l’importanza dell’operazione che, ha detto, “permette di fare piena luce su un delitto inserito in una faida tra cosche”. Il procuratore capo Vincenzo Antonio Lombardo si è, invece, soffermato sulle dichiarazioni del nuovo collaboratore. ”Il delitto Patania ha aperto lo scontro tra i Piscopisani e i Patania – ha detto – con una guerra che ha coinvolto anche altri nuclei, come gli eredi della cosca Lo Bianco e i Bonavota, e va al di là delle due famiglie coinvolte, nella consapevolezza che dietro ai Patania c’è una delle cellule dei Mancuso”. Anche il procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri ha posto l’accento sui nuovi risvolti investigativi: “Venti giorni dopo la precedente ordinanza – ha affermato – con le dichiarazioni del collaboratore, abbiamo avanzato una nuova richiesta che il gip Maiore ha accolto in pochissimo tempo. Alla base della scelta di collaborare ci sono questioni personali, ma anche giudiziarie viste le contestazioni pesanti. Le collaborazioni – ha aggiunto – ci permettono di vedere oltre quello che accade”. Il capo della Squadra Mobile di Catanzaro, Rodolfo Ruperti, ha illustrato ulteriori particolari alle contestazioni mosse agli arrestati: “La Bella doveva uccidere Patania – ha sostenuto – sparandogli in faccia con il Kalashnikov per sfigurare la vittima; una scelta dettata dal fatto che, appena due giorni prima, Michele Mario Fiorillo era stato ucciso con alcuni colpi di arma da fuoco che lo avevano sfigurato. L’arma, però, si è inceppata, così a sparare è stato Moscato con la sua pistola”. Il capo della Squadra Mobile di Vibo Valentia, Orazio Marini, e il procuratore aggiunto Bombardieri, hanno poi evidenziato che Michele Pietro Russo “si è occupato di recuperare i killer, compreso lo zio, Francesco La Bella, ma non si è limitato a questo, dal momento che ha fornito un supporto logistico al commando, vedendo lo zio mentre incendiava l’autovettura utilizzata per il delitto e rubata il giorno prima, quindi allontanandosi portandosi dietro il Kalashnikov”.