di GIUSEPPE SOLURI
Quella di Iole Santelli è stata una “candidatura del destino”. Lei stessa si era definita una “candidata per caso”. Una candidata alle prese da tempo con un serio problema di salute. Chiunque altro avrebbe detto “no” anche a Berlusconi, ma Iole Santelli, generosa e passionale com’era, aveva detto “si” ed era scesa in campo. Stravincendo e mettendosi subito al servizio della sua amata Calabria. Aveva un chiodo fisso, si era data una mission: “Devo riuscire -diceva- ad affrancare la Calabria dagli ingenerosi e beceri stereotipi che le vengono da decenni appiccicati addosso. La Calabria -ripeteva accalorandosi- è un vero scrigno di bellezze naturali, ambientali, archeologiche, storiche, religiose e culturali. E i calabresi sono al 99% un popolo di persone oneste, orgogliose, lavoratrici, buone e di ingegno che ha partorito grandi filosofi, grandi scrittori, grandi scienziati e grandi politici. Non posso sopportare -aggiungeva- che la mia terra sia assimilata, per pregiudizio, a una sparuta minoranza di delinquenti e di ndranghetisti. Visto che i calabresi mi hanno voluto alla guida della Regione -diceva ancora- devo ribaltare questi stereotipi, devo fare capire a tutti che questa è una terra meravigliosa, fatta di mille colori, di mille incredibili sapori, di grandi emozioni”. In pochi mesi era già riuscita ad aprire qualche breccia. I suoi colleghi Governatori la apprezzavano per la sua passione e la sua determinazione; il premier Conte e l’intero Governo avevano capito che con la Santelli bisognava ragionarci e che la Calabria non ci stava più a fare la Cenerentola d’Italia. Determinata, anticonformista, consapevole che la sua battaglia più dura la stava conducendo su un diverso terreno, Iole Santelli, se ne avesse avuto il tempo, sarebbe arrivata alla meta, sarebbe riuscita a imporre al Paese una diversa immagine della Calabria. E la Calabria cominciava a capire che con lei, prima donna presidente della Regione, stava spuntando un sole che avrebbe reso tutto più chiaro e più bello. Un destino crudele ha impedito a questo sole di arrivare allo zenit. Era scritto così, probabilmente. Ma questi mesi della Santelli alla Cittadella sono già nella storia: una storia breve ma intensa, pregna di significati e di valori e illuminata da un sole purtroppo prematuramente tramontato.