Si chiama Andrea Renda ed ha 32 anni l’uomo fermato per l’omicidio di Aneliya Dimova, 56 anni, bulgara, uccisa il 30 agosto scorso e trovata esanime nella sua abitazione, a Belvedere Marittimo (Cosenza). La donna era stata trovata morta nel suo letto in una pozza di sangue e con il volto coperto da un fazzoletto. Presentava una ferita alla testa con una lesione al cranio e, secondo le indagini, sarebbe stata colpita a morte con un oggetto contundente. Renda, che è incensurato e residente nella cittadina tirrenica in cui è avvenuto l’omicidio, aveva in casa alcuni monili appartenenti alla vittima, inoltre sarebbero state trovate diverse impronte digitali nell’appartamento della donna. Alcune telecamere lo avrebbero ripreso mentre scavalcava il recinto della casa della vittima. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della compagnia di Scalea e della stazione di Belvedere. L’uomo è in carcere a Paola.
Il fermo è stato eseguito nelle tarda serata di ieri a Belvedere Marittimo.I Carabinieri avrebbero fornito al magistrato inquirente ” un preciso quadro indiziario gravante sul soggetto fermato, corroborato dagli accertamenti tecnico – scientifici del Raggruppamento Carabinieri Investigazioni Scientifiche – Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina”. Le indagini continuano per definire tutti gli aspetti del delitto, del quale allo stato sono sconosciute le reali motivazioni. Il fermato è stato accompagnato nella casa circondariale di Paola a disposizione della locale Procura della Repubblica.
“Il quadro indiziario si compone di una serie particolarmente rilevanti di elementi di prova” ha detto il colonnello Piero Sutera, comandante provinciale dei Carabinieri di Cosenza, nel corso della conferenza stampa che ha seguito il fermo. L’ufficiale ha sottolineato il lavoro meticoloso con la quale i militari della locale stazione dell’Arma hanno seguito il caso e supportato il Ris di Messina nella raccolta e nell’esame delle prove. “I militari hanno rintracciato una fedina appartenente alla vittima, e venduta ad un compro-oro dal presunto omicida il giorno dopo l’assassinio, – ha detto Sutera – sulla quale poi sono state trovate tracce biologiche. Abbiamo ricostruito la dinamica dei fatti sulla base di sopralluoghi molto minuziosi – ha aggiunto Sutera – e abbiamo acquisito tutte le riprese di sistemi di videosorveglianza, privati e comunali, da cui si rileva in un arco temporale preciso, tra le due e le due e quaranta, la presenza del fermato nei pressi dell’abitazione della vittima. Alle due e sette si vede il soggetto che scavalca la recinzione dell’abitazione – ha precisato ancora Sutera – e si introduce nell’abitazione attraverso una porta-finestra”. L’uomo sarebbe rimasto nella casa per 33 minuti. “Abbiamo sequestrato anche l’auto dell’indagato e proceduto al prelievo coattivo delle sue tracce biologiche, l’indagato si era rifiutato di sottoporsi all’esame del Dna – ha detto ancora il colonnello – e abbiamo anche raffrontato le sue impronte dattiloscopiche con quelle trovate sul luogo del delitto ed emerge un’identità dattiloscopica piena, con oltre 17 punti caratteristici, siamo in un campo, direi, di certezza”. In possesso dell’indagato anche un monile della donna, mentre mancano il telefono cellulare e la borsetta della vittima”. L’ipotesi, da parte della Procura di Paola, che segue il caso, è che si possa essere trattato di un tentativo di furto in casa finito male. La donna, colpita alla testa, forse con una bottiglia, è stata trovata distesa sul letto con una federa avvolta intorno al capo e chiusa con del nastro adesivo. Pertanto potrebbe essere anche intervenuta la morte per asfissia.
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