Era l’anno 2017 quando si costituiva nella città un Comitato spontaneo composto da 30 Associazioni culturali con l’impegno di ottenere il recupero, alle sue funzioni originali, della stazione ferroviaria di Catanzaro Sala. La situazione infrastrutturale trasportistica ferroviaria del Capoluogo di Regione, solo di nome, compromessa sin dal 2008, anno nefasto in cui fu dismessa la storica Stazione di Sala in cambio di un fabbricato, in località Germaneto, a cui impropriamente fu dato il nome di “stazione di Catanzaro”, non è solo deficitaria ma preistorica: non esiste una Stazione né per i treni né per i pullman, non un sistema di collegamento veloce verso l’aeroporto e neppure verso la stazione di Lamezia Terme Centrale; la rete ferroviaria e stradale sulla costa jonica risale a fine Ottocento. A Catanzaro, in piena era di eco sostenibilità, il solo mezzo di trasporto possibile è l’auto propria. E da questa considerazione che è partito “il grido di dolore” fatto proprio non solo dai cittadini ma anche dai politici, soltanto a parole, perché non hanno mai dato seguito alle manifestazioni d’intenti con iniziative reali che potessero dare corso ad un iter legislativo propedeutico e necessario all’obiettivo. Secondo i nostri politici il motivo principale che impediva il raggiungimento di tale obiettivo era la mancanza di fondi; oggi, però, non è più così in quanto l’attuale Governo ha deciso di investire parte del Recovery Fund nelle infrastrutture stradali e ferroviarie nel Sud Italia; si presenta, quindi, l’occasione per realizzare il sogno della città. Ma, ahimè, è necessario ed indispensabile che i nostri rappresentanti politici, tutti, si impegnino a sollecitare (come sta avvenendo per la realizzazione del Ponte di Messina) il Premier Conte di investire nel territorio di Catanzaro, per il recupero della stazione di Sala, per un collegamento veloce verso il Tirreno, per l’alta velocità sullo Jonio.