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Omicidio Lanzino: il Ris conferma l’incompatibilità del dna con l’imputato 

Omicidio Lanzino: il Ris conferma l’incompatibilità del dna con l’imputato 

COSENZA. Nessuna compatibilità tra il Dna ricavato dal liquido seminale trovato nel terriccio che era sotto il corpo della giovane Roberta Lanzino e quello dell’imputato nel processo, Franco Sansone. Lo ha confermato, come anticipato nei giorni scorsi, il maggiore dei Carabinieri del Ris di Messina Carlo Romano, che ha deposto nel processo per l’omicidio della studentessa violentata e uccisa sulla strada tra Falconara Albanese e la frazione Torremezzo, sul tirreno cosentino, il 26 luglio del 1988. L’accusa afferma che Franco Sansone avrebbe ucciso Roberta insieme a Luigi Carbone. Poi quest’ultimo sarebbe stato assassinato dallo stesso Sansone che, insieme al padre e al figlio, avrebbe fatto sparire il suo corpo. Oggi si è chiusa l’istruttoria dibattimentale del processo. Il 16 aprile ci sarà la requisitoria del pm e delle parti. Per il 23 aprile si attende la sentenza. Dalla procura di Paola si annuncia, intanto, che le indagini saranno riaperte contro ignoti.

 

 

 

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