L’appello degli Stati Generali delle Donne #ORAOMAIPIÙ a fare rete per una unitarietà di intenti e di proposte delle donne per le donne prende sempre più forma. Il 27 giugno scorso, circa 100 donne rappresentanti di organismi di parità e associazioni provenienti da tutte le regioni italiane si sono date appuntamento nell’aula virtuale degli SGD al fine di avviare l’Alleanza delle Donne! L’incontro, durato circa quattro ore, ha portato ad una riflessione profonda e competente su dove sta andando il nostro Paese e su quale
ruolo hanno le donne e ha dato vita ad una Roadmap dell’Alleanza che si basa sulla creazione di chances per lavoro femminile nelle sue diverse sfaccettature, su azioni concrete per combattere il dramma della violenza e quello di una “buona comunicazione”, in un contesto di democrazia paritaria sostanziale dove la formazione diventa il driver e il fondamento sia nelle scuole che nelle
aziende.
A rappresentare la regione Calabria vi era Elena Morano Cinque, Consigliera di Parità della Provincia di Catanzaro recentemente nominata anche Referente per la Calabria degli Stati Generali delle Donne.
Obiettivo immediato degli Stati delle donne è quello di dare concretezza ad idee, ricerche e studi per il cambiamento del Paese intorno ai temi dell’innovazione, dell’ambiente e delle donne attraverso digitalizzazione, rivoluzione verde e parità di genere.
Alla luce della riprogrammazione dei fondi comunitari che le Regioni si stanno accingendo a fare, delle risorse del Recovery Fund che
gli Stati membri riceveranno dall’Europa, del piano che occorrerà presentare all’Europa in autunno e della prossima programmazione 2021-2027 è necessario uno sguardo di genere nella formulazione delle proposte. Siamo stanche – hanno dichiarato all’unanimità le donne presenti – di essere sottorappresentate, di essere “soltanto chiamate a partecipare come per concessione in qualche talsk
force senza però essere sedute nelle stanze del potere”.
Morano Cinque, durante il suo intervento ha dichiarato “due sono gli obiettivi che ci poniamo de iure condendo: a) anzitutto
promuovere modifiche legislative che impongano la presenza femminile ai vertici delle istituzioni; b) promuovere modifiche legislative che favoriscano il nascere di veri e propri lavori con dignità economica di retribuzione per chi si batte da anni per le pari opportunità. Certamente – ha proseguito la Morano Cinque – le quote rosa o chiamiamole come vogliamo, non sono particolarmente edificanti per noi donne. Ma fare finta di non vedere non serve a nulla!! Non possiamo cioè fingere di non capire che il tanto auspicato cambiamento culturale che avrebbe dovuto consentire l’attuazione della parità di genere nel nostro paese non è mai avvenuto!! Ne
consegue che, unica possibilità è seguire l’esempio delle democrazie nordiche dove, dapprima, sono state adottata leggi cogenti per la parità di genere che hanno favorito il cambiamento culturale. Di poi, quando appunto la società aveva ormai acquisito il principio di parità di genere, ecco che dette norme sono state abrogate. Io purtroppo non vedo altra soluzione. Mi batto per la parità di genere da
oltre 15 anni e sinceramente non ho visto grandi cambiamenti culturali, anzi!! Oggi forse più che mai, anche a seguito del COVID, le donne stanno subendo un arretramento incredibile. Basti pensare ai recenti dati pubblicati dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro che segnalano in un anno oltre 37mila mamme che sono state licenziate. Una aberrazione! Quanto alla proposta relativa alle carriere nelle pari opportunità, mi pare del tutto evidente che la tematica è del tutto negletta dalle istituzioni che continuano imperterriti a vederla come un “fatto di donne tra donne” svolto nel più totale volontariato!!! Un uomo assai difficilmente accetterebbe di
lavorare gratis per così tanti anni come spesso facciamo tante di noi. Ripagate dalla passione, certo, ma ora basta! Ora è bene che chi si occupa di pari opportunità possa scegliere di lavorare in questo campo, cioè di mantenersi facendo il meraviglioso mestiere di “combattere contro le discriminazioni ai danni dei più deboli”. La storia della aberrante discriminazione a cui sono
sottoposte proprio le Consigliere di Parità (specie provinciali) dimostra quanto urgente sia una riforma in tal senso: da quando il decreto attuativo del cd Job’s Act ha eliminato il Fondo Nazionale, le Consigliere di Parità, sentinelle della antidiscriminazione, sono state discriminate esse stesse in quanto rimaste completamente prive di fondi ministeriali. Da allora, infatti, i fondi per le
loro attività sono rimesse agli enti territoriali presso cui operano. La Provincia di Catanzaro,fortunatamente, si distingue in positivo poiché è una di quelle che non ha mai fatto mancare alla Consigliera il supporto né logistico, né di personale, né economico dal momento che un piccolo fondo per le attività è sempre stato stanziato in bilancio, e di questo – prosegue la Morano Cinque –
non posso che ringraziare il presidente Abramo per la sua attenzione alle tematiche delle pari opportunità. Ma tante altre colleghe non sono fortunate come me e hanno a che fare con presidenti ottusi che non ritengono di stanziare neanche un euro per le loro attività di lotta contro le discriminazioni. Ebbene, questo scempio deve finire”.
L’impegno degli Stati Generali delle donne, che sarà condiviso con i vari territori e con tutte le donne e gli uomini che lo vorranno, è quello di preparare un documento programmatico da sottoporre al presidente Conte che tenga conto delle esigenze delle donne e che contribuisca, in maniera efficace, alla creazione di un sistema Paese a misura di donne. Ora o mai più.