Lettere al Giornale di Calabria
Riceviamo e pubblichiamo
“I lavoratori stagionali sono allo stesso tempo la categoria di lavoratori più precaria e meno tutelata del Paese nonostante in molte zone, come la provincia di Vibo Valentia, il lavoro degli stagionali rappresenti la vera linfa dell’economia. La nostra categoria deve già sostenere diverse discriminazioni legislative rispetto ai lavoratori con contratti ordinari e, persino, con contratti a termine, già di per sé vittime di una svalutazione di tutele negli ultimi anni. Un elemento per tutti, la mancanza di una qualche forma di stabilizzazione contrattuale che contempli la particolare tipicità dell’occupazione stagionale. Per non parlare della quasi totale assenza dei sindacati ordinari e dei controlli dell’ispettorato del lavoro, il che favorisce abusi di ogni tipo. Non sorprende dunque che, anche durante l’emergenza Coronavirus, la fascia sociale che sta dovendo subire di più il peso del classismo e dell’inefficienza della macchina amministrativa sia quella dei lavoratori stagionali. Sono milioni, in particolare, i lavoratori stagionali italiani e migliaia quelli della costa degli Dei da Pizzo a Nicotera, in Calabria, che in questi giorni stanno vivendo un dramma umano, sociale ed economico senza fine. Reduci da un lunghissimo periodo di disoccupazione invernale che si è ulteriormente prolungato a causa delle restrizioni adottate a livello nazionale e regionale per contrastare la diffusione del Coronavirus, moltissimi lavoratori stagionali rischiano di non poter percepire il bonus di 600 euro previsto per questi dal decreto “Cura Italia” e dal “Decreto Rilancio”. Questo perché i decreti hanno previsto delle differenziazioni tra diversi tipi di stagionali effettivi”.