CASSANO ALLO JONIO. Tetti sfondati, travi pericolanti, bare semi aperte e ossa miste a calcinacci. Sono in pessime condizioni le cappelle di Sant’Agostino e del Santissimo Crocifisso del cimitero di Cassano allo Jonio, chiuse al pubblico da circa 30 anni. Il sindaco, Gianni Papasso, ha effettuato un sopralluogo durante il quale ha rilevato la “gravità in cui versano le due cappelle e, soprattutto, per sensibilizzare l’opinione pubblica e lanciare l’allarme su questa delicata questione”. “Prima di pensare alla realizzazione di un nuovo cimitero – ha aggiunto Papasso – io voglio badare ai circa tremila morti che si trovano sepolti in queste due cappelle”. L’accesso alle due cappelle, di proprietà delle congreghe di Cassano, è vietato, perché pericolanti, da un’ordinanza sindacale del 1985 e nessuno mai se n’è occupato. “Da trent’anni queste cappelle sono interdette al pubblico e mai nessun sindaco – a dire di Papasso – se n’è interessato in questo lasso di tempo”. L’attuale amministrazione vuole correre ai ripari dando l’incarico a dei tecnici esterni per un project financing. “Io voglio provare a risolvere la questione. Ho affidato – ha annunciato il sindaco Papasso – uno studio ad alcuni professionisti di Salerno per la riqualificazione e la ristrutturazione delle due cappelle. Un progetto volto a dare una degna sepoltura ai morti presenti nelle due cappelle, ma, soprattutto, a realizzare nuovi loculi”. Un progetto ostacolato, però, da alcune pastoie burocratiche. La prima cosa che il sindaco Papasso dovrà fare, per iniziare le procedure per recuperare e ristrutturare le due cappelle, è l’emissione di un’ordinanza-avviso nei confronti di tutti coloro che hanno “interessi” nelle due cappelle. “Solo dopo – ha detto Papasso – potremo iniziare a pensare come recuperare e sistemare, prima, i resti mortali e poi procedere all’abbattimento dell’esistente e alla realizzazione di nuove cappelle. Il nostro intento è quello di evitare qualsiasi forma di speculazione. Un’operazione – ha concluso il sindaco di Cassano – che necessita, però, della condivisione di tutti, nessuno escluso”.