Rendere attrattive le Zone Economiche Speciali, quelle aree crate per attrarre investimenti ma che in Italia non sono mai veramente decollate. Con questo scopo si è riunita venerdì 22 novembre la Cabina di regia per le Zone economiche speciali (Zes), presieduta dal ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, con i rappresentanti delle regioni del Mezzogiorno, le autorità portuali, il Dipartimento per le politiche di Coesione e l’Agenzia per la Coesione territoriale, nonché i ministeri interessati. La riunione, la prima convocata dal suo insediamento, è stata l’occasione per il ministro Provenzano di offrire un quadro delle iniziative che il Governo ha assunto e vuole assumere per rilanciare le Zes e migliorarne le potenzialità a partire dall’individuazione delle debolezze sia nelle amministrazioni centrali che regionali, che nella stessa governance.
“Il governo ha voluto rafforzare in maniera significativa lo strumento delle Zes”, ha spiegato Provenzano che ha approfondito come il tema degli incentivi sia stato potenziato con la proroga del credito di imposta al 2022. Proroga che nella Legge di Bilancio è costata 100 milioni in più. Il ministro ha inoltre dato notizia dell’interlocuzione in corso con il Mef per chiedere, sulla base dei recenti incontri con la Commissione europea, una diversa interpretazione che l’Agenzia per le entrate ha dato del credito di imposta, assai restrittiva in particolare per le iniziative imprenditoriali che riguardano le attività logistiche, decisive per lo sviluppo di queste aree. Per quanto riguarda invece il tema delle infrastrutture interne alle Zes Provenzano ha comunicato come il governo non ha definanziato nulla, anzi ha annunciato, ringraziando il sottosegretario Turco che ha lavorato al tema, che in Legge di Bilancio “abbiamo creato uno strumento dedicato al finanziamento delle infrastrutture che abbiamo denominato “Infrastrutture dell’ultimo miglio”, quelle che consentono il collegamento delle Zes con l’esterno. Le risorse previste per i “grandi investimenti Zes”, che non erano state utilizzate ed erano sostanzialmente immobilizzate per la complessità attuativa, e che comunque dai dati e dalle stime disponibili eccedevano di molto il possibile tiraggio di investimenti delle imprese localizzate nelle Zone per gli anni 2020 e 2021, hanno alimentato interamente il Fondo “Cresci al Sud”, misura che in larga parte ha le stesse finalità ma che si attua su tutto il territorio meridionale, al fine di moltiplicarne gli impatti: “un fondo che dunque si applica anche alle Zes e, qualora sarà necessario, potrà prevedere una riserva per le imprese localizzate nelle Zone”.
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