Nulla di fatto nell’incontro a Palazzo Chigi tra il governo e i vertici di Arcelor Mittal che hanno annunciato il ritiro dall’accordo per l’acciaieria ex Ilva di Taranto. ‘Faremo di tutto per far rispettare gli impegni’, aveva detto il premier Conte. L’azienda, però, ha intanto avviato le procedure per ‘restituire’ 10.777 dipendenti. Entro qualche giorno il Tribunale di Milano dovrà assegnare a un giudice la causa intentata da ArcelorMittal per recedere dal contratto di affitto dello stabilimento di Taranto. Nel documento di retrocessione ad Ilva delle aziende e dei 10777 dipendenti Arcelor Mittal spiega che il recesso del contratto deriva dall’eliminazione della protezione legale. La Protezione legale – si osserva – costituiva “un presupposto essenziale su cui AmInvestCo e le società designate hanno fatto esplicito affidamento e in mancanza del quale non avrebbero neppure accettato di partecipare all’operazione né, tantomeno, di instaurare il rapporto disciplinato dal Contratto”. Intanto il sindacato sembra spaccarsi La Cisl-Fim annuncia uno sciopero immediato, mentre gli altri sindacati: Fiom (il primo sindacato a Cornigliano), Uilm (il primo sindacato a Taranto) e Ubs preferiscono per il momento sospendere ogni decisione. “No a decisioni solitarie” dice la Uilm. “Prima di decidere aspettiamo le decisioni del consiglio fabbrica”, dice la Fiom.
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