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Processo d’appello “Plinius”: il pm chiede la conferma di tutte le condanne

Processo d’appello “Plinius”: il pm chiede la conferma di tutte le condanne

CATANZARO. La conferma di tutte le otto condanne già emesse in primo grado è stata chiesta dall’accusa nel processo d’appello per altrettanti imputati coinvolti nell’inchiesta antimafia denominata “Plinius”, con cui la Dda di Catanzaro ha delineato stretti legami fra la criminalità dell’alto Tirreno cosentino – e in particolare la cosca Valente-Stummo, ritenuta legata al clan Muto – e la gestione politica del Comune di Scalea. Un’inchiesta condotta dall’Arma dei Carabinieri e sfociata, all’alba del 12 luglio del 2013, in un blitz per l’esecuzione di un’ordinanza cautelare a carico di 38 persone fra cui l’allora sindaco di Scalea, Pasquale Basile, eletto a capo di una lista civica, e 5 assessori della sua giunta. Il Comune venne successivamente commissariato e, con decreto del 25 febbraio 2014, ne fu disposto lo scioglimento per infiltrazione mafiosa con affidamento della gestione a una commissione speciale. Dopo la chiusura delle indagini e la richiesta di rinvio a giudizio alcuni imputati chiesero il rito abbreviato (mentre altri furono citati a giudizio immediato davanti al tribunale collegiale) che si concluse, il primo aprile del 2014, con la sentenza del giudice distrettuale dell’udienza preliminare di Catanzaro, Assunta Maiore, che emise otto condanne per un numero di anni di carcere minore di quelle richieste dal pubblico ministero, Vincenzo Luberto. In particolare in gup condannò (le pene tennero così conto dello sconto di pena di un terzo per la scelta del rito alternativo al dibattimento): Piero Valente (47 anni), di Scalea, a 12 anni e 8 mesi di reclusione; l’ex assessore al Commercio Franco Galiano (45), a 7 anni e 8 mesi; l’altro ex componente della Giunta, Antonio Stummo, (32), a 4 anni e 8 mesi; Francesco Saverio La Greca (40), di Santa Domenica Talao, a 4 anni e 8 mesi; e infine Roberto Cesareo (48), Andrea Esposito (40), Antonio Pignataro (52), tutti e tre di Cetraro, e Franco Valente (54), di Scalea, a 3 anni e 4 mesi ciascuno. E oggi il sostituto procuratore generale, Salvatore Curcio, ha chiesto ai giudici della Corte d’appello di Catanzaro di confermare quelle condanne, prima del rinvio alle udienze del 12 e 26 marzo per le arringhe dei difensori e la sentenza.

 

 

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