CATANZARO. Apre una sezione regionale anche in Calabria la Siomms (Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro), la più importante società scientifica in materia che raccoglie più di 500 iscritti e che, nata a Verona nell’ottobre del 1979 grazie all’entusiasmo di un centinaio di appassionati della materia e successivamente, dopo la fusione con la Società Italiana dell’Osteoporosi (SIOP), giunta nel 2000 all’attuale denominazione, è presente in tutto il territorio nazionale ed è guidata dal presidente nazionale Giancarlo Isaia, direttore della SC “Geriatria e Malattie Metaboliche dell’osso” presso l’Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza di Torino. “L’associazione – si legge in un comunicato – ha tra le proprie linee guida quella di promuovere la diffusione delle conoscenze nel campo dell’osteoporosi, del metabolismo minerale e delle malattie dello scheletro, di favorire la formazione scientifica di giovani ricercatori, di favorire e stimolare il progresso degli studi sperimentali e clinici e promuovere ricerche in collaborazione tra vari gruppi italiani in stretta relazione con le varie società scientifiche internazionali e nazionali. La sezione calabrese – continua la nota – che comprende anche il territorio lucano, sarà quindi guidata dal dottore Alessio De Santis, medico chirurgo specialista in ortopedia e traumatologia, responsabile dell’ambulatorio di prevenzione, diagnosi e cura dell’osteoporosi della casa di cura “Villa Serena” di Catanzaro che si è detto onorato del nuovo ruolo assegnatogli e pronto a collaborare con tutti ed a tutti i livelli soprattutto per assicurare anche in Calabria il massimo della prevenzione dell’osteoporosi, malattia che in Italia colpisce circa 5.000.000 di persone, di cui l’80% è rappresentato da donne in postmenopausa e che ha, anche nella nostra regione, una incidenza sociale ed economica elevatissima. Si stima infatti – spiega il comunicato – che l’osteoporosi, malattia peraltro difficile da riconoscere perché non dà segni di sé fino a quando non si verifica una frattura che spesso comporta alto rischio di invalidità, anche totale, ed alto rischio di mortalità, soprattutto nelle fasce di popolazione più anziane, comporti dei costi elevatissimi per la struttura sanitaria nazionale con la prevenzione che quindi diventa la prima e più importante fonte di abbattimento dell’incidenza della malattia e dei suoi costi”.