Operazione dei carabinieri della Compagnia di Tropea, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, diretta dal procuratore Nicola Gratteri, per l’esecuzione di un decreto di fermo a carico di due persone accusate in concorso tra di loro di estorsione aggravata dal metodo mafioso e usura. Si tratta del boss dell’omonimo clan della ‘ndrangheta di Limbadi e Nicotera, Antonio Mancuso, 81 anni e di un suo presunto sodale. Nell’inchiesta sono coinvolte anche altre cinque persone che, al momento, sono indagate. I particolari verranno forniti nel corso di una conferenza stampa che si terrà al Comando provinciale dei carabinieri di Vibo Valentia, alla presenza del procuratore della Dda di Catanzaro, Nicola Gratteri.
Avrebbero preso di mira un imprenditore di Nicotera, attivo nel settore dell’arredamento, intromettendosi nel debito che quest’ultimo aveva con una terza persona. Facendosi forti del nome di Antonio Mancuso, boss dell’omonimo clan della ‘ndrangheta (già condannato per associazione mafiosa), 81 anni, fra gli arrestati dell’operazione odierna, in sei sono accusati di aver cercato di estorcere ingenti somme di denaro all’imprenditore arrivando a prestare allo stesso anche soldi ad usura per pagare il boss, intenzionato a rilevare tutte le attività commerciali della vittima. L’altro arrestato – su provvedimento di fermo della Dda di Catanzaro – è Alfonso Cicerone, 45 anni, di Nicotera, nipote di Antonio Mancuso. Cinque, invece, gli indagati a piede libero, tutti di Nicotera e legati a Mancuso e Cicerone. I reati sono aggravati dalle modalità mafiose e coprono un arco temporale che va dal gennaio 2018 sino al 5 luglio scorso. L’operazione della Dda è stata condotta sul “campo” dai carabinieri della Compagnia di Tropea e della Stazione di Nicotera.
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